Un Bari rimaneggiato, senza Almiron, faro del centrocampo, Meggiorini, l’uomo che ha preso più legni in questo campionato, fondamentale nel far risalire la squadra, Donati (forse la sua mancanza non è poi così grave viste le ultime scarse prestazioni), tiene testa ad una Roma apparsa a lunghi tratti deludente.
E’ stata una splendida partita solo sugli spalti, dove i sostenitori della Roma, giunti in oltre 10.000 dalla capitale hanno riempito gran parte della curva sud superiore (quella inferiore era semivuota, come del resto la nord inferiore), hanno dato vita ad un bello spettacolo di tifo, dove i ragazzi della nord sono stati protagonisti, come sempre, di straordinarie sciarpate, cori a squarciagola etc…
Qualche sfottò reciproco, ma in fondo una partita abbastanza corretta, se non fosse per i soliti lanci di bottigliette tra romanisti e galletti dopo il fischio finale. Un San Nicola così, con un’atmosfera quasi da derby – viste le due curve stracolme (e anche la tribuna est non scherzava, con tutti i biancorossi venuti in via eccezionale dalla curva sud) – non si era quasi mai visto. Certo, con le altre grandi era pieno, ma vedere tutti i tifosi avversari assiepati come dirimpettai degli UCN fa un certo effetto, un’atmosfera che si vive solo a Genova, a Milano, a Roma e a Torino, dove ogni città ha due squadre che annualmente danno vita alla festa delle loro rivalità.
Torniamo alla partita. Dicevamo di un Bari apparso tonico e tosto, in ogni suo reparto. Bella prova di De Vezze, rientrato dopo mesi, che certamente non ha fatto rimpiangere Donati. Il centrocampista romano manca ovviamente della qualità di Almiron, ma è uomo di sostanza e ha tenuto testa ad un De Rossi in ombra rispetto alla sfida di sabato scorso tra Roma e Inter.
I giallorossi non sono stati quasi mai pericolosi, se non in occasione del gol, con uno scambio tra Totti-Toni-Vucinic, finalizzato da quest’ultimo, e in altre due occasioni, fallite da Toni e da Totti. Per il resto, una partita giocata prevalentemente a centrocampo, con Kamata peggiore in campo nel primo tempo, annullato da un modesto Cassetti, e Alvarez autore di sgroppate pazzesche che hanno fatto girare la testa al pur scafato Riise. Se alla velocità l’honduregno abbinasse anche una sia pur discreta tecnica, sarebbe giocatore di prima fascia. Ma di piedi, Alvaretto, non è un mostro e si è visto in occasione di un paio di conclusioni totalmente fuori misura che hanno tranquilizzato la retroguardia romana.
Nel secondo tempo il Bari ha osato di più, soprattutto con Rivas, subentrato a Kamata, e con Barreto. Entrambi hanno avuto occasioni limpide, entrambi le hanno fallite.
Registriamo un fuorigioco inesistente fischiato a Barreto, involato verso la porta di Julio Sergio sull’1-0.
Infine, un elemento che non sapremmo se censurare come offensivo o come autolesionistico: Vucinic, in occasione del gol, giunto dinanzi ad una telecamera ha intonato un famoso canto leccese, quasi a voler sbeffeggiare i biancorossi. Preferiremmo pensare alla seconda ipotesi: se i giallorossi (salentini) sentono l’esigenza di queste “soddisfazioni” per farsi in qualche modo notare (Vucinic è Montenegrino ma ha sposato una ragazza di Lecce) e provare ad attaccare – sia pur senza violenza alcuna – i tifosi del Bari… questa potrebbe essere la prova di una sensazione di frustrazione!
Pochi episodi di scontri avvenuti fuori allo stadio: ancora una volta i tifosi biancorossi si dimostrano corretti e civili, nonostante alcuni proclami di “vendetta” per qualche atto di vandalismo subito all’andata sulle auto.
Ventura non è riuscito a mettere lo sgambetto ai ragazzi di Ranieri, il sogno dei galletti di essere “arbitri” dello scudetto si è fermato al gol di Vucinic, ma il campionato del Bari riprende dalla prossima settimana: occorre vincere se si vuole puntare a qualcosa di più. Sarebbe un peccato non provarci.
Maurizio Fontana