Un Pulitzer tutto americano: quattro premi al Washington Post e tre al New York Times; tuttavia, uno dei massimi riconoscimenti per il giornalismo investigativo, è stato assgnato per la prima volta a una testata on line e no profit, ProPublica per un’inchiesta sul lavoro dei medici di New Orleans, rimasto isolato a causa dell’uragano Katrina.
Ma i piccoli hanno trionfato anche in altri settori: un piccolo quotidiano della Virginia, il Bristol Herald Courier, con una tiratura di 29 mila copie, ha infatti vinto il Pulitzer nel campo dell’impegno civico. Premiata, in questo caso, la copertura dei mancati pagamenti di numerose industrie del settore energetico per l’esplorazione di terreni di proprietà di privati.
I quattro premi per il Washington Post sono stati assegnati invece a Kathleen Parker, un’editorialista conservatrice, premiata per i suoi fondi su temi di cronaca politica; a Sarah Kaufman, nel settore della critica, per i suoi articoli sulla danza; ad Antony Shadid, nel settore degli esteri per la copertura delle conseguenze della guerra in Iraq; Gene Weingarten ha vinto per una cover story sui genitori che hanno “ucciso” i propri figli dimenticandoli in macchina sotto il sole.
In “casa New York Times”, Michael Moss si è aggiudicato il premio per la miglior serie illustrativa per la sua inchiesta sui pericoli della carne contaminata mentre Matt Richtel ha invece ricevuto il riconoscimento tra gli articoli su temi nazionali per avere affrontato il tema del pericolo per gli automobilisti di usare i cellulari mentre stanno guidando. Lo staff del quotidiano The Seattle Times ha trionfato nella categoria breaking news per la copertura della uccisione di quattro poliziotti in un bar di Seattle.