Australia, arrestato il capitano del cargo cinese rimasto incagliato nella barriera corallina

Il capitano e un ufficiale di comando del cargo cinese Sheng Neng I sono stati arrestati oggi in Australia dalla polizia locale. Il mercantile, lungo 230 metri, era rimasto incagliato nella Grande barriera corallina australiana a est della Great Keppel Island il 4 aprile scorso: trasportava 650 tonnelate di carbone e aveva a bordo 950 tonnellate di petrolio. L’imbarcazione non si era spezzata -come invece inizialmente si temeva- ma aveva subito un’emorragia di carburante dai serbatoi che aveva fatto scattare immediatamente l’allarme ambientale. Ieri la nave è stata riportata in galleggiamento: era infatti prevista una forte perturbazione, che avrebbe potuto aggravare una situazione già critica. Anche se la valutazione dei danni ai banchi corallini è ancora in corso, risulta comunque evidente che l’impatto sull’ecosistema della zona è stato drammatico. David Wachenfeld, lo scienziato a capo dell’autorità marina australiana, dichiara che “saranno necessari 20 anni per guarire la Grande barriera corallina”. Le problematiche maggiori sono state causate dai movimenti del cargo dopo l’incidente: le correnti hanno spinto l’imbarcazione, i cui spostamenti hanno distrutto enormi porzioni di barriera corallina. “Non ho mai visto danni così ingenti -prosegue Wachenfeld- In alcune aree la vita marina è stata letteralmente spazzata via dal fondo e la struttura della parete corallina è stata polverizzata dal peso dell’imbarcazione”. Vista la gravità dei danni provocati dall’incidente, il governo australiano ha deciso di procedere per via legale contro la nave, che avrebbe inoltre invaso una zona non prevista dalle rotte concordate. “E’ assolutamente certo -sostiene infatti il ministro dei Trasporti Anthony Albanese– che l’imbarcazione avesse imboccato un itinerario illegale. Procederemo contro i responsabili”.

Tatiana Della Carità