Emergency, liberati i tre operatori. Kabul: “Non sono colpevoli”

I tre operatori italiani di Emergency arrestati dalle autorità afghane a Lashkar Gah, nella provincia di Helmand lo scorso 10 aprile sono stati rilasciati. Erano stati prelevati direttamente dall’ospedale di Emergency da forze di sicurezza afghane insieme ad altri 6 cooperanti afghani. Per tutti l’accusa era di preparare un attentato contro il governatore della provincia di Helmand. Nell’ospedale di Emergency vengono rinvenute anche munizioni e cinture esplosive.

Sblocco positivo dunque, della vicenda dei tre operatori di Emergency. Non si può dire lo stesso degli altri 6 cooperanti afghani che restano in carcere. Sono infatti, dopo 8 giorni di detenzione, stati rilasciati solo Matteo Dell’Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani. Essi ora sono ospitati nella residenza dell’ambasciatore italiano a Kabul. Le autorità giudiziarie afghane hanno ritenuto che le prove presentate a carico dei 3 italiani non fossero sufficienti a giustificarne la loro detenzione. Nel frattempo però, continua l’inchiesta per fare luce sulla presenza delle armi e delle munizioni nell’ospedale di Emergency.

Fin dal primo pomeriggio di oggi tutti si aspettavano che i 3 operatori sarebbero stati rilasciati nelle prossime ore, ma non così presto. Le ultime 48 ore i tre di Emergency le avevano trascorse all’esterno del loro luogo di detenzione, in una ‘Guest House’ dove hanno potuto cambiarsi e muoversi con una certa libertà. Con molta probabilità l’epilogo della vicenda sarà l’invito da parte delle autorità di Kabul ai tre a lasciare l’Afghanistan.

Alle 16 di oggi la svolta con l’annuncio dell’avvenuta loro liberazione fatto dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, che esprimeva il suo più vivo compiacimento per la positiva conclusione della vicenda. “I tre cooperanti di Emergency rilasciati oggi a Kabul saranno trasferiti in Italia nelle prossime ore con un volo speciale”, ha affermato Frattini.

La vicenda dei tre italiani si è conclusa con una rapidità inedite per gli standard afghani. Essa è stata infatti, affrontata dalle autorità locali del Paese con una attenzione e rapidità. Un risultato questo, che è stato raggiunto soprattutto grazie all’importante lavoro svolto da parte del personale diplomatico e dell’Aise, l’intelligence italiana, già presente sul posto e inviato dalla Farnesina in Afghanistan. Come lo stesso capo della Farnesina ha ribadito affermando che: “La diplomazia italiana ha agito con straordinaria professionalità e discrezione, nel rispetto delle istituzioni afghane che l’Italia e la comunità internazionale stanno aiutando a crescere”. In un comunicato diffuso a Milano Emergency, ha ringraziato tutti coloro che hanno lavorato, in Italia e in Afghanistan e nel mondo, per il rilascio dei suoi 3 cooperanti. “Finalmente, dopo una settimana d’angoscia, e senza aver potuto beneficiare delle garanzie previste dalla costituzione e dalla legge afghane vigenti, si legge nel comunicato, i tre operatori potranno contattare le loro famiglie e i loro colleghi”. “Gli avvocati di Emergency, conclude il comunicato, continuano a seguire la situazione dei collaboratori afghani ancora trattenuti dai servizi di sicurezza, dei quali non abbiamo notizie nè in merito alle loro condizioni di salute, nè alla loro condizione giuridica, nè al luogo presso il quale sono tuttora trattenuti”.

Emergency fin dal primo momento ha mostrato di non starci alle accuse rivolte dalle autorità di Kabul ai suoi cooperanti. “Accuse ridicole”, ha gridato ad alta voce Gino Strada, leader di Emergency. Il governo italiano invece, si è sempre mostrato prudente forse anche troppo, ma il risultato premia il suo operato. Ed è stata subito polemica tra Strada e la Farnesina. Il primo ha accusato il secondo di far poco o nulla per ottenere il rilascio dei tre cooperanti italiani. Il secondo ha ribattuto affermando che: “Non li abbiamo abbandonati. Vale anche per loro la presunzione di innocenza”. Emergency ha continuato a parlare di detenzione illegale e di sequestro di persona. Mentre il ministero degli Esteri italiano promuoveva un accordo con Kabul e lo faceva attraverso l’inviato speciale Massimo Iannucci che si è fatto relatore della proposta accettata poi, dall’Amministrazione Afghana. Emergency ieri aveva indetto una manifestazione a favore dei tre suoi cooperanti e aveva radunato 50mila persone a piazza San Giovanni, tra bandiere bianche e striscioni con su scritto ‘Liberateli’.

Ferdinando Pelliccia