
Dalla mezzanotte di ieri il partito della leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi non esiste più. A 22 anni dalla sua fondazione, la ‘Lega nazionale per la democrazia’, Lnd, il principale partito di opposizione birmana, nato dopo le rivolte pro-democrazia dell’88, è stato sciolto per non essersi uniformato alla nuova legge elettorale. Una legge che prevede l’esclusione dalle liste elettorali delle persone con precedenti penali e dei prigionieri politici. Una regola che di fatto escludeva il suo leader dalle prossime elezioni legislative in programma in Birmania entro la fine dell’anno, la data non è stata ancora fissata, e dopo 20 anni dalle ultime elezioni. Elezioni che si tennero nel 1990 e che furono vinte dall’Lnd, ma la Giunta militare guidata dal generale Than Shwe, al potere nel Paese asiatico, non ne ha mai riconosciuto i risultati. Da allora l’icona della protesta birmana ha trascorso 14 degli ultimi 20 anni agli arresti domiciliari o in carcere. In questo periodo è infatti, costretta agli arresti domiciliari e fino al prossimo mese di novembre. Il premio Nobel per la Pace 1989, vive nella sua residenza sorvegliata a vista dal regime birmano. Le prossime elezioni, la Lega nazionale per la democrazia aveva già annunciato, lo scorso 29 marzo, che le avrebbe boicottate. Una decisione conseguente al fatto che alla fine dello scorso mese di aprile Suu Kyi aveva presentato alla Corte Suprema birmana due ricorsi contro il capo della Giunta militare per la legge elettorale promulgata nel marzo scorso. Ricorsi in cui chiedeva che fosse abolita quella parte della legge che prevedeva di fatto, l’esclusione dalle liste elettorali del premio Nobel. Una richiesta che è stata respinta. Il movimento politico però, non scomparirà del tutto. Lnd infatti, conserverà la sua struttura organizzativa, compresa la rete di rappresentanti all’estero, proponendosi come un movimento che svolge attività sociale. Nei gironi scorsi infatti, Suu Kyi ha dato istruzioni affinché l’insegna del partito e la bandiera decorata con una stella bianca e un pavone giallo, non siano rimosse dalle sedi del partito anche dopo la mezzanotte. Sembra comunque che un gruppo di almeno 25 membri dell’Lnd, contrari al boicottaggio del voto, hanno annunciato di voler formare un nuovo movimento politico che dovrebbe assumere il nome di ‘Forza nazionale democratica’, Fnd.
Tra questi Khin Maung Swe, ex membro del comitato centrale esecutivo dell’Lnd. Un segno tangibile questo, della spaccatura in seno alla nomenclatura del partito. Nelle loro intenzioni poi, quella di registrare la nuova entità politica presso la Commissione elettorale entro la metà di maggio come previsto dalla legge. Per i partiti già esistenti invece, il termine è scaduto alla mezzanotte del 6 maggio scorso. Per ora al voto risultano iscritti 30 partiti. I timori della comunità internazionale sono che, come vent’anni prima, anche questo appuntamento elettorale possa trasformarsi in una farsa. Seguendo una strategia del regime per darsi una facciata democratica. Alcuni segnali in tal senso già si sono manifestati. Nelle ultime settimane 20 generali, compreso il primo ministro Thein Sein, hanno smesso la divisa per potersi candidare da civili. Secondo la Costituzione birmana, imposta 2 anni fa dalla Giunta, un quarto dei seggi parlamentari deve essere riservato ai militari. Pertanto la candidatura da civili di molti militari vicini alla Giunta porta a pensare che i generali intendano occupare seggi in Parlamento con loro uomini anche al di fuori della quota prevista dalla Costituzione. Questo allo scopo di impedire un’eventuale dissidenza parlamentare avendone la maggioranza qualificata e necessaria anche per cambiare la Costituzione.
Ferdinando Pelliccia