In un mio precedente articolo, ho affrontato il grave problema dell’infertilità di coppia e di come ogni anno in Italia la percentuale di sterilità sia al maschile che al femminile aumenti inesorabile.
Migliaia e migliaia di giovani coppie si trovano di fronte all’impossibilità di avere figli in maniera naturale. Uno “scoglio” insormontabile che contribuisce a peggiorare ulteriormente i numeri riguardanti la natalità nel nostro Paese.
Una recente statistica stabilisce che presto un italiano su tre sarà over 65! Inoltre un rapporto stilato da Aci e Istat sottolinea un altro dato allarmante che finisce di rendere ancora più nefasta la prospettiva di crescita e di sviluppo del nostro Paese.
Ogni anno circa 5 mila ragazzi tra i 18 e i 30 anni perdono la vita sulle strade italiane a seguito di incidenti causati il più delle volte dalla forte velocità.
Le strade più pericolose sono quelle urbane (76,8% degli incidenti mortali) e le giornate più a rischio quelle del fine settimana (in cui si concentra circa un quarto degli incidenti). Il 44% degli incidenti avviene per il mancato rispetto delle regole di precedenza e il 69,8% dei decessi riguarda i conducenti, soprattutto tra i 25 e i 29 anni. Più pericolose la moto e la bicicletta.
Ogni anno, quindi, una piccola comunità di cittadini italiani viene “bruciata” sulla strada. Da troppo tempo in Italia ci si è fermati a un tasso di natalità praticamente pari allo zero. Perfino nel Mezzogiorno, dove storicamente i figli si continuavano a fare nonostante la crisi e la mancanza di lavoro, oggi i numeri sono crollati drasticamente in maniera netta e inaspettata.
Se non fosse per i tanti stranieri che vivono nella nostra Penisola e che procreano al posto degli italiani, le cifre sarebbero di gran lunga più spietate. La sterilità di coppia è una realtà che non deve essere sottovalutata. Bisogna rendersi conto che non si tratta più solo di una piccola minoranza della popolazione ad avere problemi legati alla procreazione.
Ad oggi quasi il 50% delle coppie ha problemi più o meno gravi ad avere figli in maniera naturale. A mettere il “carico da novanta” ci sono poi le Istituzioni che fanno di tutto per “mettere i bastoni fra le ruote” e rendere la vita ancora più difficile con leggi assurde e anacronistiche.
Per le coppie che hanno bisogno dell’aiuto della procreazione assistita ci sono troppe limitazioni, troppi “paletti” che costringono di fatto a rivolgersi all’estero con le conseguenti spese che lievitano inevitabilmente a vista d’occhio.
Fin quando il Parlamento sarà fortemente influenzato dal Vaticano, in Italia sarà sempre complicatissimo avere figli con le tecniche d’inseminazione artificiale. Tra i Paesi occidentali solo l’Italia pone un forte freno verso questo settore della medicina, che invece andrebbe sostenuto e maggiormente incentivato.
I rappresentanti del Governo (soprattutto quelli del centro-destra) hanno più volte sostenuto che sia immorale fare figli utilizzando certe tecniche che intervengano sulla natura. Mentre io dico che è immorale non concedere a migliaia di coppie italiane la possibilità di esercitare il loro diritto di essere genitori.
Lo Stato dovrebbe essere laico e garantista, mentre l’Italia è da troppo tempo succube della sua stessa tradizione cattolica, che per molti aspetti la limita, la imbriglia terribilmente facendola rimanere anni luce indietro rispetto a tutte le altre nazioni.
E’ scandaloso che milioni di italiani nel ventunesimo secolo siano costretti a migrare dal proprio Paese per poter avere dei figli, solo perché i nostri medici (i migliori del mondo, come ad esempio il professore Severino Antinori) hanno le mani legate dalla burocrazia e dalla legge italiana.
Tutte queste infinite difficoltà e peripezie per avere dei figli “in proprio”stanno invece spingendo maggiormente gli italiani a percorrere la strada alternativa dell’adozione. E’ di qualche giorno fa la notizia che è sempre più alto il numero delle adozioni internazionali in Italia, quasi 4 mila bambini l’anno. Numero però che non è sufficiente a soddisfare le tantissime richieste. Crescono le adozioni nel centro-nord, ma i maggiori incrementi in Calabria, Molise e Basilicata.
Dai dati del Rapporto 2009 della Commissione per le adozioni internazionali (Cai) emerge che i principali luoghi di origine dei minori adottati (60% delle adozioni) sono Federazione Russa (704), Ucraina (540), Colombia (444), Etiopia (346) e Brasile (329).
Come si desume chiaramente dai numeri, la stragrande maggioranza delle richieste di adozione riguardano i bambini dell’Ex Unione Sovietica o dell’Est Europa. La Cassazione ha biasimato tale comportamento e ha stabilito che bisogna respingere categoricamente le richieste inoltrate dalle coppie che specificano, nella loro volontà di adottare un bambino, il colore della pelle.
Insomma, no a coppie che chiedono bimbi in adozione specificando di non volere bimbi di pelle nera o di etnia non europea. Effettivamente tale comportamento da parte delle coppie italiane, non può essere condiviso perché sa tanto di scelta razzista e xenofoba.
Anche il tema dell’adozione è molto delicato e in grado di scatenare accesi dibattiti. Pure qui, le leggi nostrane devono essere più elastiche per consentire a molte più coppie di adottare. Bisogna snellire l’iter procedimentale, evitare che i bambini intristiscano dentro gli istituti.
Accorciamo i tempi di attesa, alziamo l’età media delle coppie che possono usufruire dello strumento dell’adozione, semplifichiamo la procedura. Speriamo che chi di dovere si metta una mano sulla coscienza e faccia in modo che le cose cambino davvero.
Perché l’essere genitori in Italia sta diventando un’utopia e questo non è giusto. Aiutiamo milioni di persone a realizzare il sogno di una vita.
Fabio Porretta