La manovra del Governo da 25 miliardi che servirebbe per scacciare via la crisi ha portato non pochi dubbi sulla sua reale efficacia. Soprattutto la proposta venuta dal Ministro della semplificazione normativa, Roberto Calderoli lascia un pò perplessi. Il 5% in meno detratto dagli stipendi dei parlamentari non porterebbe a risolvere di certo il problema. Infatti il sacrificio per la nostra classe politica sarebbe minimo, qualcuno asserisce addirittura “offensivo“. Considerando che la retribuzione netta di un deputato è di circa 15.157,72 euro, “il regalo” che andrebbe a combattere la crisi equivarrebbe a 757,89 euro, 650,55 euro per i senatori che percepiscono invece 13.011,03 euro e 853,96 euro per i ministri che guadagnano sui 17.079,12 euro.
Qualcuno direbbe “meglio tardi che mai”, ma in questo caso ci preme sottolineare che era meglio cominciare a muoversi ai primi accenni della crisi, che qualcuno nascondeva dicendo che andava tutto bene, mentre altri cominciavano già a parlarne e a sentirne l’odore. Vittorio Feltri sul Giornale di oggi accenna, anche se superficialmente, visto che sono argomenti sui quali siamo tutti informati ma purtroppo non ne vediamo mai i cambiamenti, al cambio di rotta da seguire: «Se c’è una critica da muovere al governo è proprio questa: non aver provveduto immediatamente, al primo cenno di crisi, a sbaraccare gli enti inutili, a razionalizzare la sanità (madre di tutte le porcherie), a elevare l’età pensionabile (parificando uomini e donne), a comprimere gli organici dell’impiego pubblico, a non distribuire pensioni di invalidità a chi invalido non è». Tutte ovvietà che però sarebbe meglio che venissero analizzate e non solo sventolate ai quattro venti. Il direttore conclude richiamando anche Silvio Berlusconi, chiedendogli di rinunciare anche a parte della sua popolarità per salvare il Paese. Anche lui lo ha capito
Si continua a ripetere che non verranno messe le mani nelle tasche degli italiani, anche perché il Paese ha reagito bene rispetto alla Grecia o al Portogallo e che tempo fa non era necessario neanche una manovra correttiva.
Forse ci vorrebbe un pò di giustizia sociale e far pagare “chi ha di più e troppo di più“, come scrive Mario Capanna nel suo “Sottosopra” del Giornale riportando il dialogo fra un lavoratore e il Ministro Tremonti. Togliamolo anche il forse. Diciamo che questa volta nella manovra “lacrime e sangue” noi non vogliamo proprio entrarci.
Nicola Sorrentino – Diritto di critica