Lo sviluppo delle nuove tecnologie di comunicazione utilizzabili all’interno della rete internet, nel campo della comunicazione interpersonale, del business e dell’imprenditorialità attiva, ha subito, nei dieci anni successivi alla sua nascita ufficiale, una forte evoluzione. Mentre si consacra l’epoca del web 2.0, e l’interattività attraverso i social media assurge ad ultima frontiera della comunicazione sociale, anche dalla redazione del Time Magazine, uno dei settimanali americani più famosi nel mondo, si è deciso di rendere omaggio alla nuova era tecnologica organizzando la pubblicazione – uscita lunedì 31 maggio – di un numero interamente dedicato al social network più conosciuto nel mondo: Facebook. L’approfondimento del Time Magazine, tuttavia, non è banalmente incentrato sulla descrizione asfittica del social media, argomento ormai abusato, ma dedicato all’analisi del “lato oscuro” di Facebook: la sua privacy.
Attraverso un mosaico composto da ben 1.295 foto del profilo di diversi utenti Facebook, accompagnato da un testo esplicativo – (“Facebook …and how it’s redefining privacy. With nearly 500 million users, Facebook is connecting us in new (and scary) ways.” / “Facebook …e come sta ridefinendo la privacy. Con quasi 500 milioni di utenti, Facebook ci sta collegando in modi nuovi (e spaventosi)”) – la prima di copertina del magazine inglese vuole essere un vero e proprio omaggio alla “Facebook generation”.
L’articolo interno, scritto da Dan Fletcher, analizza in profondità le metodologie di approccio all’utente web e le strade percorse da Facebook per fare proseliti e convertirli alla “Facebookmania”, ricordando nel contempo la storia degli eventi e dei numerosi problemi affrontati dalla società di Palo Alto (California) che hanno portato gli attuali dubbi sulla privacy del sito.
Fletcher, mixando sapientemente George Orwell e Star Trek, conclude la sua disamina prestando attenzione all’enorme crescita e visibilità del social network, che sostiene essere sulla buona strada per diventare “the Web’s sketchy Big Brother, sucking up our identities into a massive Borg brain to slice, dice and categorize for advertisers.” (Un abbozzato Grande Fratello del web, che risucchierà le nostre identità all’interno di una mente collettiva – come quella dei Borg – segmentata e categorizzata ad hoc per gli internet advertisers.)
Sebbene la distribuzione di Times Magazine non sia più capillare come un tempo, l’articolo di Fletcher porterà l’attenzione di molti lettori sul fenomeno Facebook: sfortunatamente per il sito ideato da Mark Zuckerberg dunque, la polemica montata sul suo approccio alla vita privata degli utenti iscritti non sarà certo un problema passeggero.
Emiliano Tarquini