Lino Banfi: salvate Laura Antonelli

Un appello accorato del grande attore italiano: “salvate Laura Antonelli, ci ha fatto sognare, oggi è dimenticata da tutti“.

Queste sono le parole di Lino Banfi, in una lettera aperta al ‘Corriere della Sera’ indirizzata al Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi e a Silvio Berlusconi.

L’attore pugliese parla delle difficoltà economiche in cui versa Laura Antonelli, icona sexy del cinema anni ’70. Dopo le vicissitudini di droga che la videro coinvolta nel 1991, e dopo un intervento di chirurgia estetica che la deturpò, la Antonelli era sparita dalle scene.

Banfi, che aveva lavorato con lei nei film ‘Peccato veniale’ e ‘Roba da ricchi’, dice di averla cercata spesso: lei, però, rifiutava sempre gli incontri dicendo di “non essere pronta“.

Poi qualche giorno fa, finalmente i due attori si sono riabbracciati. E Banfi ammette di essersi trovato davanti una situazione sconfortante: Laura Antonelli percepisce 510 euro al mese di pensione, e vive della carità della parrocchia e di qualche benefattore. “Mi ha detto: io non credo di avere ancora molto da vivere, ma vorrei vivere dignitosamente“, scrive Banfi.

In tanti hanno abusato della mia bontà e della mia fragilità” ha spiegato la Antonelli a Banfi, per motivare le sue disgrazie economiche. E poi gli ha chiesto: “ti prego Lino, parla con qualcuno, tu sicuramente, amato da tutti, sarai ascoltato“. E Banfi ha mantenuto la parola, cercando di smuovere le acque e rivolgendosi anche al Presidente del Consiglio Berlusconi: “Caro Silvio, per quel poco che credo di conoscerti sono certo che farai qualcosa“.

A margine della sua accorata lettera, Banfi scrive: “Sono sicuro che molte persone, costrette a vivere in uno stato di indigenza, leggendo questo mio appello penseranno: «Caro Banfi, anche noi stiamo così… ma allora?». Lo capisco perfettamente. Però la storia di Laura Antonelli mi tocca davvero da vicino e io spero che, smuovendo le acque le cose possano cambiare anche per altri”.

E’ proprio vero che la povertà è uguale per tutti. La dignità, chissà.

Emiliano Stefanelli