Frammenti di vita stipati in pochi fetenti metri quadrati. Autobus, la metafora di questa città, di ogni città. Marciapiedi luridi e asfalto sbrecciato. Sguardi che si sfiorano appena e solitudini. Inaffrontabili. Borse della spesa, cellulari, zaini e valigie e scatole piene di sogni da discount, sguardi rivolti verso l’alto e attese. Lunghe attese. Accettate, subite, sofferte.
E segni sui muri di amori adolescenziali, graffiti appena abbozzati, oscenità da cesso pubblico, deliri razzisti. Uno vale l’ altro alla fermata dell’ autobus.
Roma è la capitale europea, dopo Atene, con i peggiori servizi di trasporto pubblico. Anzi, il trasporto pubblico non è un’alternativa “possibile”, ormai nella capitale italica prende l’ autobus è solo una questione di censo. Oltre agli studenti delle scuole medie e delle superiori, il passeggero tipo o è un anziano o un migrante. E tutti gli altri? In auto e motorino, ovviamente.
Solo poche linee, quelle centrali, sono popolate da altri volti, da altre aspettative. Il turista. Che frequenta meno del 10 % delle linee disponibili. Il resto della rete oscurato, sommerso, invisibile.
Roma è lo specchio del Paese. Dell’ Italia con il mito delle quattro ruote. Il Settimo rapporto sulla mobilità urbana realizzato da Asstra e Isfort rivela la dipendenza degli italiani dall’auto: l’uso della macchina, nel 2009, è cresciuto del 4,1%, mentre gli spostamenti sulle due ruote sono diminuiti del 3,1% e i passeggeri trasportati dai mezzi pubblici sono scesi addirittura del 5,4%. E poi, diminuiscono gli spostamenti degli italiani (-2,1% nel 2009), ma aumenta l’ uso dell’automobile che oggi viene usata sempre di più. La quota di utilizzo dell’ auto, infatti, non solo non è diminuita, ma è aumentata, tornando al di sopra dell’80% (80,8%), vale a dire ai livelli pre-crisi del 2007.
Nelle città oltre i 250mila abitanti il peso del trasporto pubblico scende di quasi due punti percentuali rispetto al 2007 con un calo del 3,3% dei passeggeri trasportati; l’automobile, invece, guadagna più o meno quanto perde il mezzo pubblico e si attesta a una quota del 61%; moto e motorini, infine, scendono leggermente, dall’11,8% all’11,5%.
Il trasporto pubblico, spiega il rapporto, non riesce a intaccare il ruolo centrale dell’ automobile e non solo per un’offerta che “resta oggettivamente carente”, ma anche per alcuni pregiudizi duri a morire sulla qualità del servizio. Quali pregiudizi? Ritardo medio di 15 minuti sul 60% delle corse. Mezzi con carenza di igiene e spesso guasti, personale in parte privatizzato e gettato allo sbaraglio in strada. Sarebbero questi i pregiudizi?
Chi prende l’ autobus, ormai, non lo fa per scelta, ma solo perché costretto.