I siti di stoccaggio del casertano sono ancora in attesa di bonifica. E ora la Commissione Europea vuole conoscere la sorte dei 10 milioni di tonnellate d’immondizia impacchettata, rimasti lì a marcire da anni
Qual è la situazione attuale di quella che tutto il mondo ha conosciuto come l’emergenza rifiuti napoletana? Come stanno veramente le cose? è questo il quesito che tanti in questo periodo si pongono. Per provare a dare una risposta si deve passare obbligatoriamente per le campagne della provincia di Caserta. Terreni agricoli di pregio, sotto qualsiasi punto di vista. Scelti per la bellezza e la biodiversità durante l’impero romano, dai senatori, per trascorrevi periodi di vacanze, le terre casertane sono ricche di acque e fertilissime per le coltivazioni. Almeno così era. Non distante dall’anfiteatro romano della vecchia Capua, in località Ferrandelle, a pochi chilometri da Casal di Principe, sono depositate circa un milione di tonnellate di rifiuti, e il sito è colmo.
L’odore nauseabondo si avverte a chilometri di distanza, e chiaramente quei terreni sono stati sottratti alla loro originaria vocazione agricola. Quella di Ferrandelle, inoltre, doveva essere una fattoriautilizzata per produrre prodotti tipici e biologici. Ma la tenuta, una volta di proprietà del clan dei casalesi, è diventata uno dei luoghi dove s’è tamponata l’emergenza, dicendo che questa era ormai risolta. Così non sembra però a molti cittadini campani, specialmente a quelli che abitano vicino questi luoghi maledetti. E a non vederci chiaro è anche l’Europa. La Commissione Europea infatti vuole sapere che fine faranno le ecoballe, stipate a milioni di tonnellate (si stima ve ne siano circa dieci), su terre che fino a pochi anni fa erano campi coltivati o frutteti. Intere montagne di munnezza impacchettata, che parrebbe destinata ad essere smaltita nell’inceneritore di Acerra, anche se, ormai è più che accertato, molte di queste ecoballe, che di “eco” non hanno davvero nulla, contengono anche materiali e rifiuti che non possono essere bruciati. Come si procede dunque? Nessuno lo sa. Ed è quello che vorrebbero sapere anche a Bruxelles.
Nel frattempo, quasi saturi i siti con i quali Bertolaso e Berlusconi dichiararono finita l’emergenza rifiuti, e che in molti casi sono solo delle piattaforme di cemento, su cui sopra sono stati ammassate tonnellate di rifiuti, ecco comparire nuovamente, e in maniera visibile anche nel centro storico di Napoli, cumuli di rifiuti. Se a fine maggio era lo stesso Bertolaso a dire che l’emergenza in Campania non è finita, e che c’è ancora molto da fare, in questi giorni dal Commissariato cercano di rassicurare circa le tonnellate di rifiuti non raccolti, dovuti allo sciopero dei dipendenti addetti alla raccolta. Intanto, a Ferrandelle si continuano ad accumulare rifiuti tal quale, che arrivano cioè lì senza alcuna selezione a monte, e che dunque non potrebbero essere in futuro bruciati. Sono destinati a rimanere su quei terreni per sempre? E i milioni di tonnellate accumulati a Taverna del Re? Che fine faranno? Secondo le autorità le discariche di Terzigno e Chiaiano possono essere utilizzate senza problemi ancora per un altro anno. In molti, tra cittadini e comitati pensano non sia così. Ad ogni modo, una volta esaurite queste discariche, dopo cosa accadrà?
Giulio Finotti – Terranews