mercoledì sera ha riempito tutta la piazza e le stradine attorno. Ha cantato e parlato, come sempre, conquistando tutti.
Il Duomo di Wiligelmo era una straordinaria cornice teatrale, con migliaia di giovani e ragazzi buoni per essere nipoti di Guccini, e poi a salire. Ogni genere di età, ogni classe sociale. Sino ai coetanei del maestro. Il segretario regionale del Pd seguiva dalle finestre del Comune, il sindaco dalla piazza, l’assessore alla cultura correndo di qua e di là. I politici hanno gonfiato i petti. Sorrisi amarognoli però per i tanti bolognesi arrivati dalla città di via Paolo Fabbri. A Bologna nessuno si è ricordato di Guccini. E questo sarebbe da ricordare e da dire. Perchè, uno come Guccini, lo si vede una volta sola.
E Modena lo ha capito. Pienone economico ed affettivo. Una festa a tutto campo da settemila biglietti a 28 euro l’uno. Il Comune ha messo a disposizione la piazza più bella, un luogo di raccolta sociale e politica anche per una parte della sinistra che si è un pò arresa.Guccini i settant’anni li porta tutti. Un vecchio signore. E accanto l’amico Ligabue predicava sui 70 anni ed elogiava la gongolante città ghibellina. In piazza molti i volti noti. Da Carlo Petrini ed Enzo Iacchetti, fino a Vinicio Capossela. A distribuire pass, con Rita la manager che cominciò con Renzo Fantini, l’amico scomparso, c’era pure Francesca, Francesca Guccini, classe ’78. Bellissima, dolce e dura.Guccini non ha voluto cantare la modenese “Piccola città” visto che non eseguiva nemmeno “Bologna”, la vecchia signora. Ha fatto anche ridere, il Maestro. “Sono il solito cialtronaccio” si è presentato, ed ha dosato, mischiato tutto come suo solito. “Canzone per un’amica” per cominciare per Silvana Fontana morta nel 1966 in un incidente. “Canzone per S. F.” si chiamò all’inizio, sul primo 33 Giri, Folk Beat. Poi a mescolare passato e presente, fino a “La locomotiva”. E lì settemila alzavano un pugno chiuso.
Auguri Francesco.
Emiliano Stefanelli