Non bastano i cassonetti traboccanti e qualche tonnellata di percolato di troppo a fare un’emergenza. Serve qualche sforzo in più. Per questo, da diversi mesi, il sindaco di Palermo Diego Cammarata si è caricato sulle proprie spalle la missione di persuadere gli increduli. «L’emergenza rifiuti c’è», giura ogni volta che parla con un giornalista o con qualche esponente del Governo. L’opposizione, invece, fa il controcanto. «La presenza dell’immondizia per strada è dovuta a incapacità gestionali e amministrative. Al momento non vedo alcuna emergenza», sostiene Fabrizio Ferrandelli, capogruppo dell’ Italia dei valori in Consiglio comunale. Posizioni apparentemente bizzarre. In casi analoghi, la maggioranza avrebbe tutto l’interesse a minimizzare o, persino negare, mentre la minoranza dovrebbe provare a specularci su il più possibile: la monnezza fa crollare i consensi di chi governa, Napoli docet.
Quindi, che sta succedendo a Palermo? Stabilire se l’emergenza c’è o meno è la questione fondamentale. La salute pubblica, però, c’entra fino a un certo punto. Intorno al riconoscimento dello stato di emergenza si giocano due partite fondamentali. La prima riguarda la costruzione di 4 termovalorizzatori: uno a Bellolampo, in provincia di Palermo, e altri tre, ai diversi lati della Sicilia. Un affare potenzialmente da 4 miliardi e mezzo di euro, che avrebbe la strada spianata con un’eventuale gestione commisariale dell’emergenza. In ballo ci sono gli interessi di grossi gruppi industriali del Nord (Falck, A2a e Impregilo), dei politici (Gianfranco Micciché, Raffaele Lombardo, gli uomini di Schifani e l’Udc siciliano), e dei clan palermitani.
La seconda partita, invece, vede al centro l’Amia, società di raccolta rifiuti interamente partecipata dal Comune di Palermo, che potrebbe essere acquistata, dopo il risanamento dell’azienda oggi commissariata, dall’Aimeri Ambiente, società del Gruppo Biancamano con sede in provincia di Milano, ma con il cuore vicino a Marcello Dell’Utri.
Al di là delle semplificazioni politichesi e mediatiche, Palermo non è Napoli. C’è un’evidente difficoltà nella gestione del ciclo dei rifiuti. Ma mancano le condizioni per prefigurare un imminente rischio igienico-sanitario per la città. «Le dimensioni del fenomeno non sono nemmeno paragonabili a quelle che aveva assunto l’emergenza rifiuti in Campania due anni fa», spiega Mimmo Fontana, segretario regionale di Legambiente in Sicilia.
La discarica di Bellolampo, dove sversa Palermo e provincia, attualmente è al limite della capienza. Il prefetto Giancarlo Trevisone ha però autorizzato, a partire da oggi, l’apertura della quinta vasca, che potrebbe dare sollievo per altri cinque o sei mesi. Considerando che è ancora utilizzabile anche un ampio vallone tra la quarta e la quinta vasca, Bellolampo, secondo le stime di Legambiente, avrebbe la disponibilità ad accogliere rifiuti per quasi un anno. Questo però non basta a rassicurare la maggioranza che governa Palermo. «Le discariche non eliminano il problema, bisogna arrivare il prima possibile alla soluzione finale. Dobbiamo cioè costruire i termovalorizzatori», sostiene Giuseppe Milazzo, consigliere comunale del Pdl e fedelissimo di Cammarata.
Le parole del delfino del sindaco non suonano più come una bestemmia in Regione: gli inceneritori oggi sono molto meno lontani di quanto si possa pensare. Il presidente del governo siciliano, Raffaele Lombardo, alleato di Micciché e nemico giurato di Cammarata, non li vede più con il fumo negli occhi. «I termovalorizzatori danneggiano l’ambiente e favoriscono la mafia», disse dopo essere stato eletto. E nel giro di qualche mese riuscì persino ad annullare le gare per la costruzione, svoltesi tra il 2002 e il 2009. Ne erano usciti vincitori gli unici partecipanti al bando: il gruppo Falck e Waste Italia.
Diverse Procure hanno aperto in merito un’indagine per infiltrazioni mafiose e illeciti nella gestione degli appalti. Il boss di Agrigento, Maurizio Di Gati ha detto ai magistrati di aver preso accordi direttamente con Totò Cuffaro riguardo ai subappalti per la costruzione e alle assunzioni. Liquidate Falck e Waste Italia, che hanno percepito dalla Regione un rimborso di oltre 300mila euro per il mancato inizio dei lavori, Lombardo vuole rifare tutto daccapo: «Non escludiamo la termovalorizzazione», ha detto giovedi il presidente dopo mesi di crociate contro. Nell’affare, a questo punto, dovrebbero subentrare altre due società del Nord, la bresciana A2A e l’Impregilo. Si è tanto vicini a questo tipo di accordo che i magistrati di Palermo ipotizzano che tra l’A2A e il gruppo Falck ci sia stato già uno scambio di azioni per una sorta di gioco di cartello.
Parallelamente, si dispiega la strategia che punta al cambio di proprietà di Amia Spa, che è proprietaria per il 48 per cento della Pea, la vecchia società incaricata della costruzione del termovalorizzatore di Bellolampo (un altro 48 per cento apparteneva a Falck). La gestione di Enzo Galioto, premiato nel 2008 con un seggio al Senato nelle fila del Pdl, ha portato la società sull’orlo del fallimento con debiti per 180 milioni di euro: la Procura lo ha rinviato a giudizio per falso in bilancio e malversazioni.
Pochi mesi fa l’Amia è stata commissariata dal Tribunale fallimentare e si prepara a una drastica cura di risanamento. Nel momento in cui i conti saranno tornati in ordine, potrebbe farsi avanti l’Aimeri Ambienti, società con sede a Rizzano in provincia di Milano con capitale sociale di 18 milioni e 500 mila euro e di proprietà di Giovan Battista e Pier Paolo Pizzimobone.
I due sono chiacchierati imprenditori del settore dei rifiuti e sostenitori politici di Marcello Dell’Utri: Pier Paolo è infatti consigliere nazionale dei Circoli del Buongoverno. La testa d’ariete per l’approdo a Palermo dovrebbe essere Orazio Colimberti, direttore generale dell’Amia, dal 2001 al 2007, durante la gestione “bancarottiera” di Galioto.
Colimberti, nel 2009, è stato cacciato dall’azienda da Gaetano Lo Cicero, divenuto nel frattempo presidente della società, per essere poi assunto, 48 ore dopo, come direttore generale del settore meridionale dell’Aimeri Ambiente.
Giorgio Mottola – Terranews