Turchia, l’ offensiva del Pkk nel sud-est e l’ impotenza di Erdogan

turchia il premier turco erdogan rende omaggio ai militari uccisi dai ribelli 20 giugno

Sono 3 i militari di Ankara e 9 i ribelli curdi che sono morti la notte scorsa nel corso di scontri avvenuti nel sud-est della Turchia. Un gruppo di ribelli del movimento separatista del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Pkk, ha attaccato una postazione militare in una zona rurale di Semdinli, non lontano dalle frontiere con l’ Iraq e l’Iran. Lunedì invece, a 5 soldati turchi erano andata peggio. Erano stati tutti uccisi in un’imboscata dei ribelli a Elazig. Dall’ inizio dell’anno sono circa 60 i militari turchi uccisi in scontri con i ribelli curdi, mentre sono circa 160 i ribelli uccisi e 151 quelli che si sono arresi.

Alla fine del mese di giugno scorso, all’ indomani dell’ ennesima strage di soldati turchi, ben 11 uccisi dai ribelli, Ilker Basbug, Capo di Stato maggiore turco, aveva affermato che: “non bisogna arretrare, bisogna andare avanti alla lotta al terrorismo”. Da qualche settimana gli attacchi da parte della guerriglia curda hanno fatto registrato una forte impennata. Negli ultimi giorni poi, gli uomini del Pkk si sono resi responsabili della morte di diversi militari e di alcuni civili. L’ escalation di violenza e il moltiplicarsi degli attacchi e scontri, segnalati ormai quasi quotidianamente, si è avuta da quando, il leader curdo, Abdullah Ocalan, detenuto in Turchia, ha fatto sapere, attraverso i suoi avvocati, che non vuole più il dialogo con Ankara. La Turchia, come anche l’ Ue e gli Usa, considera il Pkk un’organizzazione terrorista e ritengono il movimento responsabile della morte di almeno 42mila persone, per lo più curdi. Il conflitto armato nel Paese ormai va avanti dal 1984 quando iniziò la rivolta per la costituzione di uno Stato indipendente curdo nel sud-est dell’ Anatolia regione a maggioranza curda.

Ferdinando Pelliccia