Omicidio di camorra a Roma, ucciso pentito del clan Gallo di Torre Annunziata

Roma torna a fare da scenario per un omicidio di mafia. A finire stavolta sotto il fuoco della criminalità organizzata è stato Carmine Gallo. Il pregiudicato originario di Torre Annunziata in provincia di Napoli, è stato ucciso domenica mattina alle 10 nel quartiere Aurelio alla periferia della capitale. Dopo uno scontro verbale con due persone con le quali pareva avere un appuntamento nei pressi di un bar, uno dei due uomini ha estratto una pistola e ha freddato Gallo colpendolo mentre cercava di sottrarsi al suo tragico destino in una fuga disperata.

Ancora molto fumosa la ricostruzione del movente. Agli investigatori della Squadra mobile capitolina che indagano sul caso, appare evidente che l’ omicidio sia maturato negli ambienti della malavita romana. Nella zona a nord della capitale in cui ‘o luongo si era stabilito dopo aver lasciato i vicoli di Torre Annunziata, sono stabili diversi clan mafiosi, in particolare siciliani che sarebbero attivi nello spaccio di droga. Gli inquirenti non escludono che possa trattarsi di un regolamento di conti per un affare andato male o per un tentativo di allargare il giro che ha spinto la concorrenza ad arginare ogni attività di Gallo.

Tutte ipotesi che sono però difficili da provare empiricamente. E anche i numeri sembrano non infondere fiducia. Statisticamente infatti i fatti di sangue che interessano mafiosi ‘in trasferta’, sono quelli che meno di tutti riescono a essere risolti. Solo uno sugli ultimi 7 agguati ha visto i responsabili finire in manette. Le indagini sono rese più complesse di norma, dalla difficoltà di capire da dove sia partito l’ordine di morte. Nelle città d’origine dove i contatti restano sempre aperti, o nella seconda ‘patria’.

Nel caso di Gallo a queste discriminanti se ne aggiunge una terza. E non da poco. Carmine Gallo ‘o luongo’ era infatti stato un pentito. Prima di trasferirsi a Roma Gallo aveva accusato i suoi ex sodali, collaborando con la giustizia. Sebbene sia una possibilità estremamente remota, gli investigatori al momento non possono escludere neanche questa possibilità. E così oltre il caso in se, quello che preoccupa è lo scenario che si schiude. Soprattutto concentrando l’attenzione su Torre Annunziata. Gallo e i figli avevano fatto parte di quella che è stata battezzata la gang dei falsi pentiti. Pregiudicati che dopo i grandi colpi della magistratura e delle forze dell’ordine, avevano deciso di collaborare con la giustizia, ottenendo benefici e trasferendosi poi lontano dai centri del vesuviano in maniera abbastanza tranquilla.

Qualora, infatti, non si trattasse di un regolamento di conti, come pure sembra, relativo ad attività illecite portate avanti nella capitale, la questione sarebbe molto più complessa.

Il clan Limelli-Vangone di Boscotrecase è stato decapitato con un blitz della guardia di finanza che ha arrestato il reggente Giuseppe Gallo detto ‘o pazz e tutta la famiglia al vertice della cosca, solo pochi mesi fa. Il clan Gionta è in ginocchio dopo le decine di arresti che hanno colpito i vertici e i gregari, e ancor più in difficoltà dopo l’ arresto del boss latitante Umberto Onda. Una cosca ora in mano alle terze e quarte generazioni delle famiglie del clan. Spesso giovani minorenni chiamati e reggere le fila di quel che resta di un impero costruito sullo spaccio di droga e le estorsioni. Anche il clan Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata pare indebolito dopo i numerosi arresti e dopo la grande offensiva delle forze dell’ ordine che sempre più vigilano sul territorio.

Il rischio è che se l’azione contro Gallo fosse stata una vendetta o un modo per stabilire il predominio sul territorio oplontino di un nuovo gruppo, questo omicidio potrebbe non essere l’ ultimo…

Luigi Spera – Liberainformazione