Ponte sullo Stretto di Messina, alla grande abbuffata partecipano anche le università

L’ estate del 2010 ha dato un’ accelerata ai lavori del Ponte sullo Stretto. Spuntano le trivelle in Calabria e Sicilia e le università si tuffano nel «grande affare». L’estate del 2010 sarà ricordata come quella dell’accelerazione dei lavori del Ponte sullo Stretto.

A sei mesi dall’ apertura del primo cantiere sulla sponda calabrese, a Cannitello, sono spuntate fra Ganzirri e Torre Faro, nel comune di Messina, le sagome inquietanti di alcune trivelle, impiegate per completare gli studi geologici necessari alla stesura del progetto definitivo della grande opera.

I sondaggi geognostici sono stati affidati dal Contraente generale Eurolink spa alle imprese Rct srl di Peschiera Borromeo [Milano] e Sondedile di Teramo e vengono effettuati mediante l’apertura di cantieri in forma del tutto anonima, privi di indicazioni sull’inizio e fine dei lavori, riferimenti alla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e quant’altro. Le operazioni si protrarranno probabilmente per tutta l’estate ed hanno già creato non poche difficoltà alla viabilità di una zona densamente popolata e a spiccata vocazione turistica. L’area dove dovrebbero sorgere le torri di sostegno del ponte non è l’unica interessata alle perforazioni: le notizie di «avvistamenti» di nuovi cantieri in diverse zone di Messina si moltiplicano, mentre nei mesi di maggio e giugno la nave «Coopernaut Franca», di proprietà della Cooperativa Nautilus, di Vibo Valentia, ha effettuato rilievi per una decina di giorni nello Stretto di Messina.

Come aveva annunciato lo scorso 10 giugno l’ingegner Fiammenghi, direttore tecnico della società Stretto di Messina, oltre alle trivellazioni sono in corso diverse attività di monitoraggio ambientale finalizzate a «mitigare» l’ impatto della megaopera su un territorio la cui fragilità e il cui pregio sono risaputi. Queste attività sono curate dal raggruppamento temporaneo d’imprese guidato da Fenice spa, di cui fanno parte, insieme alla coop Nautilus, le società Agriconsulting spa, Eurisko Nopworld srl e Theolab srl. E stanno costando ben 29 milioni di euro.

Il movimento Noponte, comunque, non è rimasto a guardare. Per due volte nelle ultime settimane centinaia di persone si sono date appuntamento alle trivelle, utilizzando l’efficace tam tam dei social networks, e sono riusciti a bloccarne i lavori. Molto partecipate anche le assemblee che si sono svolte dopo ogni sit-in. Ci sono i militanti storici della Retenoponte ma anche numerosi abitanti dei luoghi interessati ai cantieri e agli espropri, che hanno recentemente dato vita al comitato «Noponte-Capo Peloro», facendo proprio l’obiettivo ormai storico del movimento di destinare alla messa in sicurezza sismica e idrogeologica del territorio le risorse impegnate per il Ponte.

Nelle assemblee si è discusso delle prossime tappe della lotta. È emersa l’esigenza di dare vita ad un presidio permanente nei luoghi-simbolo dei cantieri, sul modello Notav, ma anche di una grande manifestazione da tenersi entro il mese di luglio. Intanto gli attivisti Noponte continuano a girare la città e la provincia con la campagna «Cento piazze contro il Ponte». Oggi alle 15 saranno rumorosamente presenti alla riunione del Senato accademico dell’Ateneo messinese, in Piazza Salvatore Pugliatti, per opporsi ad ogni sua forma di collaborazione con Eurolink.

L’università di Messina, infatti, insieme a quelle di Enna, Palermo, Reggio Calabria e Catania, avrebbe già sottoscritto un contratto di 800 mila euro finalizzato alla realizzazione di «migliaia di test e misurazioni sui provini di cemento armato tra tutte le Università siciliane». Ma le relazioni pericolose fra l’ambiente accademico messinese ed Eurolink non si fermano qui.

È di pochi giorni fa la notizia che il polo scientifico universitario di contrada Papardo ospiterà, con un sostanzioso contratto d’affitto, l’head office, ovvero la sede delle direzioni generali della Stretto di Messina Spa, del general contractor e delle società impegnate nel monitoraggio ambientale e nel «project management» del Ponte. La struttura occupa un’area di più di quattromila metri quadrati e comprende anche «l’incubatore di imprese» realizzato con i finanziamenti previsti dalla legge 208 del ’98, destinati alla promozione di occupazione e impresa nelle aree depresse, e mai entrato in funzione. Secondo il Rettore dell’Ateneo peloritano, Tomasello, il coinvolgimento delle strutture universitarie nel percorso di realizzazione del Ponte dovrebbe portare alla costituzione di un «laboratorio di ricerca nel quale far convogliare le migliori professionalità dell’Ateneo e magari offrire una vetrina ai giovani messinesi che hanno conseguito il Dottorato di ricerca o frequentato un Master». Peccato però che le finalità originali dell’«incubatore» fossero altre. Come scrive l’economista Guido Signorino, già curatore dell’accordo fra Università e Agenzia Sviluppo Italia, che ha dato vita alla struttura, «l’incubatore è dedicato alla nascita di imprese ‘nuove’, frutto di ‘spin off’ da ricerca. Esso dovrebbe garantire, in particolare ai giovani, l’offerta di spazi adeguati a costi contenuti e servizi di supporto, di consulenza e di reperimento di finanza dedicata ed agevolata. Nel nostro caso nasce anche con lo scopo specifico di promuovere e sostenere la nascita di imprese ad opera dei laureati dell’Università».

Signorino ricorda come la permanenza nell’incubatore ha sempre una durata limitata, trascorsa la quale l’impresa esce dalla struttura per affrontare il mercato con le forze nel frattempo maturate, rendendo disponibile a nuove attività lo spazio occupato. «La permanenza nell’incubatore di Messina – spiega l’economista – era definito nell’accordo di concessione in 36 mesi, eccezionalmente prorogabili fino a 60, in modo da generare un flusso continuo di imprese nuove e innovative».

Il consorzio Eurolink non presenterebbe invece alcuna caratteristica idonea a consentirgli di diventare l’ospite-beneficiario della struttura. «Non si tratta di un’impresa ‘nuova’, risultando dalla costituzione in consorzio dell’associazione di imprese vincitrice della gara per il general contractor del Ponte, svoltasi tra il 2005 ed il 2006 – aggiunge Signorino – Sicuramente il Ponte non è frutto di ‘progetti di ricerca’ dell’Università di Messina, né il consorzio è costituito da imprenditori giovani e non sufficientemente attrezzati per affrontare i costi normali della permanenza sul mercato. In relazione alla durata della locazione, Eurolink dovrebbe installarsi prima dell’inizio dei lavori, che avranno una durata minima di sei anni. Occorre dunque pensare ad una permanenza per lo meno pari ad 80 mesi. Per ciò che riguarda il costo della locazione, non noto, occorre ricordare che la logica dell’incubatore non è quella della valorizzazione reddituale degli immobili. Sviluppo Italia è una Spa pubblica nata per promuovere le imprese, non per incrementare la sua rendita con l’affitto di locali ottenuti in concessione».

Anche Aurelio Misiti, attuale portavoce del Movimento per le autonomie e per lungo tempo presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, contribuisce al rafforzamento dei legami tra università e operazione ponte. Suoi gli emendamenti alla manovra economica che destinano 100 milioni di euro alla realizzazione di due laboratori scientifici situati a Messina e a Reggio Calabria. Il primo, di Scienza e tecnologia dei nuovi materiali, da affidare a un consorzio delle tre Università siciliane con Sapienza di Roma e il secondo, di aerodinamica e aeroelasticità, da affidare a un consorzio delle tre Università calabresi con il Politecnico di Milano.

Tonino Cafeo – Carta.org