Sudafrica, rischio xenofobia dopo i Mondiali: nuovo apartheid?

Centinaia di immigrati sono fuggiti dai sobborghi di Cape Flats, nella provincia del Capo occidentale, dopo alcuni episodi di violenza xenofoba. Oltre 120 persone si sono rifugiate nei commissariati della zona, mentre molte altre stanno abbandonando il Paese.

Dopo aver tentato di circoscrivere il problema, parlando di un normale ritorno in patria di lavoratori stagionali, il ministro per la Sicurezza, Nathi Mthethwa, ha raggiunto la zona insieme con il ministro della Difesa, Lindiwe Sisulu, per seguire le operazione di esercito e di polizia inviati a presidiare le township epicentro delle violenze.

Diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno denunciato che molti immigrati, provenienti soprattutto dalla Somalia e dallo Zimbabwe, sono stati minacciati di morte se non avessero lasciato il Paese alla fine del Mondiale di calcio. “Ci hanno detto ‘vi bruceremo tutti’”, ha raccontato al ‘Times Live’ un idraulico ventisettenne in attesa del pullman per rientrare in Zimbabwe.

Il ventiseienne Foster Baloyi ha ricevuto la stessa minaccia e da tre giorni è accampato con la moglie, la figlia di otto mesi e tre fratelli in una vecchia auto carica di bagagli, ferma a Musina, città alla frontiera con lo Zimbabwe, senza più soldi per pagare la benzina. Negli ultimi giorni decine di famiglie hanno raggiunto la stazione di Città del Capo, portandosi dietro televisori, frigoriferi, sedie e tappeti, in cerca di un biglietto di terza classe per rientrare nei loro Paesi. Diversi spaza shop, negozietti di proprietà dei somali, sono stati dati alle fiamme.

Gabriel Shumba, direttore dello Zimbabwe Exiles Forum (Zef) ha riferito di aver spedito una lettera al ministro Mthethwa già il 3 giugno per informarlo di quanto stava accadendo.

Molte organizzazioni non governative temono che il Sud Africa possa essere teatro di una nuova ondata xenofoba, come quella che a maggio del 2008 si diffuse in tutto il Paese dalla township di Alexandra, vicino a Johannesburg, e fece oltre 60 morti e migliaia di senzatetto. Da allora le violenze non si sono mai fermate del tutto e gli immigrati fanno spesso da capro espiatorio di una disoccupazione che supera il 25 per cento.

Sette uomini, tra i 19 e i 30 anni, sono stati arrestati per violenze nella zona di Nyanga, una baraccopoli di Città del Capo. Il Consiglio delle Chiese del Sud Africa ha istituito un numero telefonico di emergenza per le vittime di attacchi xenofobi.

NTNN