Confesercenti, crisi economica e disoccupazione preoccupano gli italiani

“Gli italiani si sentono ancora accerchiati dalla crisi”. Sembra essere questo il senso del terzo sondaggio Confesercenti-Ispo sulla situazione economica e sociale e che segue quello di ottobre 2009 e febbraio 2010. Emerge in particolare altissimo l’allarme per la situazione economica che tocca il 93% fra quelli che si dichiarano molto/abbastanza preoccupati (era il 91% nei primi due sondaggi) e per il lavoro che arriva al 94% dal 92% di febbraio. Solo il 7% si dice non preoccupato.

“E’ un peggioramento che ci preoccupa – sottolinea Marco Venturi – e ci fa temere una ulteriore contrazione dei consumi ed un effetto sulla stagione turistica già in corso. Se consumi e redditi delle famiglie continuano ad accumulare segni meno è probabile che a fine anno anche il saldo fra aperture e chiusure in settori come quello commerciale sia fortemente influenzato. E potrebbe arrivare ad oltre 30 mila unità in meno”.

Altro capitolo ad alta tensione è quello che riguarda il lavoro: sono molto o abbastanza preoccupati per la situazione del mercato del lavoro il 94% degli intervistati, con un balzo di 2 punti rispetto a febbraio. Il “picco” lo toccano con il 98% sia i disoccupati che i dirigenti e i liberi professionisti. Seguono poi con il 96% insegnanti e impiegati e con il 92% i lavoratori dipendenti con qualifiche meno elevate. Non consola poi lo sguardo rivolto verso la prospettiva: se a febbraio 2010 la maggioranza degli italiani (51%) era fiducioso sul fatto che tra un anno la situazione economica sarebbe diventata positiva, ora quella quota torna in minoranza con un 40%, ben 11 punti in meno. Sale invece la quota dei pessimisti dal 36% al 51%. A guidare la fila degli ottimisti sono i giovani, gli imprenditori, i lavoratori autonomi, i professionisti. E sul piano politico, con un 50%, gli elettori di destra o centrodestra. Del resto è indicativo il fatto che l’88% del campione intervistato sia convinto che il peggio non sia passato. Era l’87% ad ottobre 2009, ma soprattutto l’83% nel febbraio del 2010. Fa dunque un passo indietro quel timido segnale di ottimismo registrato ad inizio d’anno. Sono soprattutto allarmati i giovani (24-34enni con il 65%, i laureati con il 68%, i disoccupati con il 70% e chi ha vissuto nella propria famiglia la perdita del lavoro o la cassa integrazione (66%). Che il peggio non sia passato inoltre è convinzione assai diffusa fra gli elettori di entrambi gli schieramenti politici: la pensa così l’89% di quelli del centrosinistra, ma anche l’84% di quelli del centrodestra. La sensazione che la crisi prosegua il suo cammino viene anche dalla forte convinzione che essa abbia messo in ginocchio soprattutto le Pmi.

E’ d’accordo con questa tesi l’85% del campione che cresce del 4% rispetto al precedente sondaggio. In disaccordo solo il 14%. E come giudicano gli italiani l’operato di Istituzioni e forze sociali? Colpisce la crescita dei consensi verso le Associazioni delle Pmi verso le quali il giudizio positivo sale dal 16% di ottobre 2009 al 29% dell’ultimo sondaggio che è stato effettuato, mentre si costituiva R.E TE. Imprese Italia, vale a dire un’alleanza strutturata fra le Associazioni delle Pmi, probabilmente inteso come un positivo segnale unitario in una difficile fase sociale che mostra invece tracce di disgregazione. Cala invece il numero di coloro che giudicano positivamente l’azione del Governo: dal 31% di ottobre al 25% di oggi. Altalenante il parere sull’opposizione parlamentare che aveva cominciato molto bassa con il 12% per risalire a febbraio al 21% e oggi calare nuovamente al 17%. In altalena anche i sindacati che passano dal 15% al 24% e si attestano ora al 17%. In crescita costante regioni ed enti locali che vanno dal 25% al 28%.

Il sondaggio segnala poi che, di solito, la preoccupazione “per la condizione personale è sempre sensibilmente inferiore rispetto a quanto avvertito nei confronti del sistema più generale. Anche oggi il gap tra livelli di allarme esiste, ma si va progressivamente assottigliando”.Va però sottolineato che il numero delle famiglie che dichiarano un diretto coinvolgimento nella crisi dal punto di vista lavorativo si è ridotto di 5 punti (dal 28% di febbraio al 23%) . Ma ci sono sempre due Italie: migliora nettamente il dato riguardante il nord-ovest (dal 29% al 23), come quello del nord est (dal 31% al 21%) e quello del centro (dal 27 al 20%). Peggiora invece il dato del sud e delle isole che sale dal 22% di ottobre 2009 al 27 per cento attuale.

La sicurezza del posto di lavoro preoccupa 6 italiani su 10. In aumento i “molto preoccupati” dal 18% di ottobre al 28%, in lieve diminuzione gli “abbastanza” preoccupati che dal 33% si attestano ora al 31%. Quelli che non si preoccupano sono complessivamente il 41% del campione. Ad essere molto preoccupati sono di più le donne, i 18-34enni, i possessori di titoli di studio poco elevati, i lavoratori dipendenti con basse qualifiche. Ed è esponenziale la crescita della preoccupazione per il proprio posto di lavoro nel sud che sale dal 21% di ottobre al 36% attuale.

Dall’ autunno 2009 ad oggi si sono registrati solo minimi cambiamenti relativi alla situazione economica familiare che appare un po’ meno tesa: se ad ottobre l’allarme era attestato al 71% ora passa al 72% con un 28% di intervistati che si dicono non preoccupati. Resta su livelli importanti comunque la fiducia sul futuro della propria situazione economica: se a febbraio era complessivamente al 66% ora resiste comunque al 63%.Resta, inoltre, sostanzialmente costante da febbraio la quota di famiglie coinvolte nella perdita del lavoro (18% rispetto al 19% precedente) mentre migliora il dato che si riferisce alla cassa integrazione (dal 17% al 14%).