Iraq, strage di cani randagi: il governo autorizza la caccia

Nei giorni scorsi il Washington Post ha rivelato una raccapricciante notizia. Secondo il tabloid statunitense le autorità di Baghdad hanno autorizzato la caccia, strada per strada, dei cani randagi. Scopo dichiarato eliminarli. Così è stato. Negli ultimi 3 mesi nelle strade della capitale irachena, oltre allo scontro in corso tra forze governativi e ribelli filo al Qaeda, si è combattuta anche un’altra guerra. Quella ai cani randagi. In città, si legge nelle colonne del quotidiano americano, sono stati eliminati, con bocconi avvelenati o a colpi di arma da fuoco, almeno 58mila cani randagi a fronte di una popolazione stimata in almeno 1,25 milioni. Il ‘WP’ spiega anche che a compiere la ‘bonifica’ o meglio la strage di cani randagi, sono state almeno 20 squadre di ex agenti di polizia e veterinari. L’operazione, a detta del capo veterinario della capitale, Mohammed al-Hilly è stata resa necessaria dal moltiplicarsi dei casi di aggressione alle persone. E’ stato stimato che in circa un anno siano state almeno 50 le persone morte a seguito di attacchi di cani randagi e numerose altre quelle rimaste ferite. Gli animali per la precarietà delle loro condizioni sono purtroppo diventati particolarmente aggressivi.

Secondo le autorità sanitarie irachene l’ allarme per i cani randagi nella capitale era scattato già dal 2008 per raggiungere oggi livelli non sottovalutabili. Purtroppo in primis la mancanza di sicurezza e poi, la mancanza di fondi avevano finora impedito ogni azione risolutrice. Per coprire i costi dell’operazione le autorità irachene hanno stanziato 25mila euro. In Iraq, al tempo del regime di Saddam Hussein era prassi l’eliminazione sistematica dei cani randagi che scattava ogni notte. Questa ‘abitudine’ è poi cessata con la caduta del Rais e i cani senza padroni in questi 7 anni si sono moltiplicati creando quella che le autorità irachene hanno definito un ‘pericolo alla sicurezza’. In verità la triste sorte toccata ai cani da strada iracheni deriva anche dal fatto che nel Paese non esiste il concetto di cane da compagnia. Anzi nella tradizione coranica è proibito tenere in casa un cane senza motivo. La sua presenza è tollerata solo se svolge un preciso compito, come il sorvegliare i greggi, fare la guardia o la caccia. Per i musulmani è un animale impuro, e come tale non può essere presente nemmeno alla preghiera o al pasto. Addirittura dopo averlo toccato ci si deve subito lavarsi le mani e se leccati ci si deve purificare. In Iran a giugno addirittura è stata emessa una fatwa, decreto di carattere religioso, contro i cani. L’emergenza cani randagi che colpisce Baghdad non è l’unica al mondo. Anche in Cina da tempo viene data la caccia ai randagi, cani o gatti che siano. Gli animali spesso sono eliminati a colpi di bastoni da squadre approntate apposta per la loro eliminazione dalle autorità sanitarie. Tutto questo è fatto in nome della lotta alla diffusione della rabbia. Lo stesso avvenne a Bucarest in Romania quando nel 2008 vi fu un’eliminazione sistematica di randagi perché le autorità locali temettero che potessero attaccare i componenti delle delegazioni arrivate per il vertice della Nato.

Ferdinando Pelliccia