MESSICO / Droga, il nuovo piano anti narcos del presidente Calderon

MESSICO – Non danno tregua al Messico le violenze legate al traffico di droga. Sono soprattutto gli stati nel nord del Paese latino americano, al confine con gli USA, ad essere i più coinvolti da un’ondata di violenze senza limiti provocata dalla lotta tra i vari cartelli di trafficanti di droga e tra questi e le forze di sicurezza messicane.

In Messico il presidente Felipe Calderon del Partito conservatore di Azione Nazionale, PAN, insediatosi nel dicembre 2006, dal gennaio 2007 ha dato il via ad una guerra ai narcos. Da allora il Messico si è trasformato in un campo di battaglia. E le cifre delle vittime sono ‘degne’ di una guerra. Finora sono morte almeno 25mila persone e nei primi sette mesi del 2010 i morti sono già 7mila. Una guerra che sembra persa nonostante che contro i cartelli della droga il governo centrale di Città del Messico ha dispiegato nel nord del Paese almeno 50mila uomini tra soldati e federali. Un fallimento della politica anti narcos del governo messicano è attribuibile ad una differente affiliazione politica dei governatori dei vari stati che compongono la confederazione messicana. Nei giorni scorsi Calderon, per cercare di ovviare a questo inconveniente, ha incontrato i governatori dei 31 stati della confederazione esortandoli ad una maggiore collaborazione nella lotta al narcotraffico. Calderon ha invitato i suoi interlocutori a formare un fronte comune che superi le differenze di vedute e le diverse ideologie politiche. L’occasione gli è stata data nell’ambito del forum ‘Dialogo per la sicurezza’. All’incontro si è giunto dopo una serie di riunioni, nel corso delle quali politici, imprenditori, giornalisti, religiosi e rappresentanti della società civile messicana si sono confrontati nel tentativo di elaborare una nuova strategia nazionale contro la criminalità. Nel corso del vertice il presidente messicano si è detto pronto a ridisegnare la struttura delle polizie e della giustizia a livello federale e statale per fare fronte alla crescita del crimine violento nel Paese.

“Il miglioramento e la professionalizzazione delle forze dell’ordine è il fattore determinate per il successo”, ha spiegato Calderon esortando al tempo stesso i governatori a: “lavorare, anche attraverso la depurazione e se necessario la ricostruzione completa, per ottenere 31 polizie e procure statali più affidabili ed efficaci”. “Se questo processo si realizzerà con successo avremo fatto il passo avanti definitivo per vincere la battaglia per la sicurezza dei messicani”, ha aggiunto il presidente messicano.

Dal forum sono emerse delle linee guide. Linee che prevedono un innalzamento del budget a disposizione del comparto sicurezza, la revisione dell’organizzazione e delle sinergie tra corpi di polizia, la costruzione di nuove carceri, una nuova politica di contrasto del riciclaggio di denaro sporco. La politica e il metodo del presidente Calderono nel cercare di sconfiggere i narcos non trova, però, i favori del suo predecessore e compagno di partito, Vincent Fox. L’ex presidente ha recentemente avanzato la proposta di legalizzare la droga nel Paese per indebolire i cartelli della droga. La proposta è stata pubblicata la scorsa settimana sul suo sito web. Fox ha affermato che: “Quello che dobbiamo fare è legalizzarne la produzione, la vendita e la distribuzione”. “In questo modo le truppe messicane dovrebbero tornare nelle caserme. L’esercito non è stato pensato nè addestrato per combattere la criminalità organizzata”, ha anche affermato Fox.

Nel frattempo a Ciudad Juarez, la città messicana al confine con il Texas considerata una delle città più pericolose al mondo e del Messico, si continua a morire a causa dei numerosi omicidi compiuti quasi quotidianamente. La città è la più coinvolta dalle violenze tra narcotrafficanti e forze di sicurezza messicane. Dall’inizio dell’anno in città sono stati compiuto almeno 2mila delitti. Un dato questo che porta a pensare che saranno ampiamente superati i 2650 morti del 2009, mentre sono già stati superati quelli del 2008 che erano stati 1.600. Tutto questo ha anche un risvolto positivo. Nei luoghi dove si consumano agguati o attentati la necessità di dover lavar via le macchie di sangue, raccogliere i resti umani e disinfettare case o auto dove è avvenuto un crimine è diventato un business per alcune imprese locali. In particolare per quelle imprese un tempo specializzate nelle pulizie ed ora, invece, specializzatisi servizio di ‘ripulitura dai cadaveri’. Queste imprese offrono i loro servizi specializzati ad una tariffa equivalente a 200-300 dollari ad intervento. I loro clienti sono i proprietari di bar, ristoranti e discoteche, luoghi dove spesso avvengono omicidi conseguenza di regolamenti di conti tra narcotrafficanti. Però, sempre più spesso, i loro clienti sono anche privati, i cui familiari sono stati assassinati in casa. La loro maggiore richiesta è per la pulizia di auto in cui sono avvenuti assassini di loro congiunti compiuti dai sicari dei narcos.

Ferdinando Pelliccia