ALLUVIONI / Pakistan, un Paese in ginocchio tra carestia e rischio epidemie

ALLUVIONI – Il Pakistan è in ginocchio. Il Paese asiatico è stato colpito da una grave alluvione proprio nella stagione dei monsoni e non è ancora finita in quanto deve trascorrere ancora un altro mese di piogge monsoniche. Un quinto del Paese è sommerso dall’acqua, un’area di 160mila chilometri quadrati, e almeno 1600 persone sono morte e 20 milioni sono sfollati e 8 milioni senzatetto.

Il Paese è stato devastato dalla furia dell’acqua prima nel nord-ovest, poi nel Punjab e nel Sindh e nel vicino Baluchistan. Il fronte delle inondazioni si è poi, lentamente spostato verso sud. Centinaia di villaggi sono stati spazzati via dalla furia delle acque e decine di città sono state evacuate. Danni incalcolabili sono stati arrecati alle abitazioni e ai raccolti, le vie di comunicazione sono interrotte ed è alto il rischio di epidemie per la mancanza di acqua potabile e le difficili condizioni igienico-sanitarie.

Secondo le Nazioni Unite, 3,5 milioni di bambini rischiano di contrarre malattie mortali. La calamità naturale abbattutasi sul Paese asiatico è stata di proporzioni senza precedenti ed ha causato oltre ad un alto numero di morti e di senzatetto anche ingenti danni all’economia valutati in diversi miliardi di dollari. “Abbiamo bisogno di un’enorme quantità di denaro”, ha dichiarato a Ginevra l’ambasciatore pachistano presso l’ONU, Zamir Akram. A sua volta l’ambasciatore pachistano a Londra, Wajid Shamsul Hasan ha valutato in 15 miliardi di dollari il costo della ricostruzione nel Paese che richiederà almeno 5 anni. Questi fondi serviranno per operazioni di soccorso e assistenza dei sopravvissuti, ma il grosso dei soldi servirà per ricostruire l’infrastruttura danneggiata. L’ONU ha già lanciato un appello alla comunità internazionale per ottenere 460 milioni di dollari di assistenza all’emergenza. Fondi necessari per affrontare i primi 90 giorni di emergenza.

“E’ il più grande disastro mai visto”, ha dichiarato il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon che la scorsa domenica ha sorvolato le aree alluvionate. La solidarietà della comunità internazionale anche se lentamente sta arrivando al Paese. Promesse di aiuto sono arrivate da Turchia, Giappone, Australia, Arabia Saudita e anche dal vicino Afghanistan. Finora hanno stanziato aiuti gli USA, 76 milioni di dollari, l’Unione Europea, 70milioni, l’Italia 800mila dollari e l’Arabia Saudita, 105 milioni di dollari. In tutto finora sono stati promessi, dai vari donatori, 466 milioni di dollari, inclusi gli aiuti offerti dalle Nazioni Unite e dalle Ong. La preoccupazione generale è però, che l’emergenza in Pakistan non si esaurisca in pochi mesi anzi rischia di peggiorare ulteriormente.

Il fatto che circa un milione di case sono andate danneggiate o distrutte e quasi 11 mila centri abitati sono stati sommersi, porta a stimare che siano almeno 4,6 milioni le persone che vivono all’aperto senza un riparo. Finora sono stati allestiti solo 1.477 accampamenti per i senzatetto. I danni maggiori, in termini di abitazioni distrutte, si sono verificati nella provincia del Punjab. Nella provincia centrale del Punjab, considerata il granaio del Paese, sono andati distrutti anche la maggior parte dei raccolti. I danni arrecati all’agricoltura dall’alluvione sono quantificati a circa un miliardo di dollari.

Il Paese è anche a rischio carestia. I sopravvissuti all’alluvione ora lottano soprattutto contro la scarsità di cibo, la mancanza di acqua potabile e la diffusione della malattie. A preoccupare sono soprattutto le condizioni igieniche dei campi profughi. Secondo l’ONU, un alluvionato su dieci è a rischio di contrarre infezioni gastrointestinale e della pelle. La morte di tre bambini, di età compresa fra due e sei anni, per gastroenterite in un campo di sfollati vicino Karachi ha rafforzato i timori di un rischio epidemie.

Il clima afoso, la temperatura di 37 gradi e la presenza di mosche ovunque sono le condizioni perfette per malattia che sono endemica in Pakistan come la malaria, la diarrea e il colera. Le alluvioni non hanno fermato le azioni dei talebani che hanno attaccato nella zona di Adezai, Peshawar e Sarband. I Talebani cercano di trarre vantaggio dalla situazione per attaccare le città pachistane.

Ferdinando Pelliccia