FARMACI – A dieci anni dalla loro introduzione i farmaci generici continuano a far risparmiare cittadini e servizio sanitario nazionale ma, nonostante questo, da noi ancora non decollano e resta una certa diffidenza tra gli italiani che continuano a pagare per avere il farmaco ‘di marca’.
Secondo l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) le molecole che hanno perso il brevetto nel 2010 hanno consentito un risparmio al servizio sanitario nazionale di 146 milioni di euro, cui si sommano i 208 milioni derivanti dalle scadenze brevettuali del 2009. Negli ultimi tre anni i farmaci generici hanno fatto risparmiare quasi 900 milioni di euro, ma gli italiani sono ancora ‘diffidenti’ e nel 2009, stima Assogenerici, l’associazione che riunisce i produttori di farmaci generici, hanno speso di tasca propria oltre 400 milioni di euro per coprire la differenza di prezzo tra il generico e il corrispondente farmaco ‘griffato’.
Trend che si conferma anche nel 2010, tanto che nel solo primo semestre sono stati spesi oltre 260 milioni di euro. In Italia poco più di una confezione su dieci dispensata in farmacia è rappresentata da un generico: le molecole ancora protette da brevetto rappresentano il 57,08% del mercato e, delle restanti 42,92% prive di copertura brevettuale, i generici rappresentano solo l’11,6%.
Nel nostro Paese, poi, il passaggio al generico è più lento rispetto ad altri come Gran Bretagna e Germania, che mostrano un’affezione molto veloce già a partire dal primo anno. Per legge, con l’introduzione di un generico, il prezzo si abbassa di almeno il 20%, ma nella realta’, precisa Assogenerici, ”si arriva a risparmiare oltre il 50%”.
La spesa netta a carico del Ssn nel primo semestre 2010 è complessivamente diminuita del 2,6% rispetto al primo semestre 2009: i generici rappresentano il 15,3% delle confezioni dispensate e rimborsate dal Ssn e contano per l’8,1% in termini di spesa netta a carico dello Stato.
Nel corso del 2010 ad oltre una trentina di principi attivi scadra’ la copertura brevettale, ed entro il 2017 quasi tutte le principali molecole avranno perso il brevetto. Il losartan, la lercanidipina e il nebivololo (indicati contro ipertensione e insufficienza cardiaca) sono tra i principi attivi che hanno contribuito di più a contenere la spesa nel 2010.
Nei prossimi anni comincerà una nuova partita, quella dei farmaci biosimilari, i successori dei farmaci biologici cui è scaduta la protezione brevettuale. Questa nuova classe di farmaci è destinata ad imporsi rapidamente, in parallelo con lo scadere di tutti i maggiori brevetti di prodotti biotecnologici.
Entro il 2015, sottolinea Assogenerici, ”perderanno il brevetto 45 farmaci biotech con vendite per 50 miliardi di dollari”. I biosimilari, infine, nei prossimi anni rappresenteranno piu’ del 25% del mercato farmaceutico e il 50% delle nuove registrazioni.
Fonte: Ansa