ALCOL / UE, nuova strategia europea contro l’abuso di alcolici: ogni anno 195mila morti

ALCOL – Sono cinque le priorità che si è data Strategia europea contro l’abuso di alcol, definita dalla Commissione nel 2006. Al primo posto è la tutela dei bambini e dei giovani da comportamenti ‘a rischio’. Gli altri obiettivi sono la riduzione del numero delle vittime degli incidenti stradali correlati all’assunzione di alcolici; la prevenzione delle malattie provocate dall’abuso di alcolici; l’informazione e la comunicazione; l’impegno costante nel monitoraggio e nello studio del fenomeno.

È nell’ambito di questa strategia che nel 2007 è stato costituito il ‘Forum europeo sull’Alcol e la Salute’, cui aderiscono una sessantina di soggetti, tra associazioni di consumatori, produttori e distributori di alcolici, associazioni dei media e dei pubblicitari, organizzazioni non governative e, in veste di osservatori, gli Stati membri, l’Ue e l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS). All’interno del Forum sono state istituite due ‘task force’, una sull’alcol e i giovani, il cui mandato si è concluso nel 2009, e l’altra sulla pubblicità. Quest’ultima ha promosso una serie di iniziative a tutela dei minori. Alcuni principi ribaditi dalla ‘task force’ sono stati recepiti dagli operatori del settore, come nel caso dell’Associazione europea dei produttori di alcolici, che ha stabilito quanto segue: le pubblicità può passare soltanto su media che abbiano meno del 30 per cento di fruitori minorenni. Nelle conclusioni del primo rapporto sui progressi ottenuti nel triennio 2006-2009 di applicazione della Strategia, la commissione ha indicato gli elementi rilevanti da prendere in considerazione nella comunicazione pubblicitaria, tra cui la copertura dei nuovi mezzi di informazione, come internet, e la riduzione del tempo di esposizione dei minorenni al messaggio.

Nei Paesi Ue, l’abuso di alcolici è il terzo fattore di rischio per la salute: provoca 195mila decessi ogni anno e, sul piano socio-economico, un danno di 125 miliardi di euro. Secondo i dati dell’OMS, il consumo di bevande alcoliche è rimasto pressoché stabile dal 2002 al 2006 nella maggioranza dei Paesi Ue, con un trend in aumento (9 per cento e oltre) in otto Stati e picchi rilevanti in Estonia (40 per cento), Polonia (25 per cento) e Lettonia (33 per cento). In controtendenza Lussemburgo e Malta dove i consumi sono diminuiti del 9 per cento circa. Cambiano i modelli di consumo, sempre più simili a quelli dei Paesi nordeuropei dove è diffuso il bere fuori pasto, e tra i giovani si affermano abitudini ad alto rischio. Gli ultimi dati dell’Espad, un progetto europeo di indagini sull’uso di alcol, droga e sostanze psicoattive nelle scuole, rilevano dal 2003 al 2007 una crescente diffusione del binge drinking (bere fino allo stordimento) tra i minorenni, soprattutto tra le ragazze: una moda che sta contagiando Paesi prima non toccati dal fenomeno, come Portogallo e Malta.

In questo quadro si inseriscono le normative dei singoli Stati della Ue, che negli ultimi quattro anni hanno, quasi tutti, varato leggi sul consumo e sulla vendita di alcolici, in conformità con le direttive europee. Per quel che riguarda la pubblicità, in ogni Paese sono in vigore obblighi di legge e codici di autodisciplina diversi. Si registra pure un trend generale verso una sempre maggiore limitazione della pubblicità televisiva in determinate fasce orarie. Un sondaggio Eurocare, un’alleanza cui hanno dato vita una ventina di organizzazioni di volontariato non governative europee, rivela che l’89 per cento dei 27mila europei intervistati vorrebbe che in tutti i Paesi Ue fosse vietato ai minori di 18 anni l’acquisto e l’assunzione di alcolici (in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, l’età minima è 16 anni). Ma la maggioranza degli intervistati (77 per cento) auspica la proibizione totale della pubblicità di bevande alcoliche, che abbia i giovani come target.

NTNN