MOZAMBICO – Sono riesplosi gli scontri in diverse zone alla periferia della capitale del Mozambico, Maputo. Per il terzo giorno consecutivo, la polizia è intervenuta pesantemente per disperdere la folla dei manifestanti. Il numero delle vittime è salito a 10 morti e 443 feriti. Ieri si erano contati 7 morti e 288 feriti. La protesta oggi si è estesa anche nella citta di Chimoio, a 750 chilometri a nord di Maputo, dove secondo la polizia almeno sei persone sono rimaste ferite negli scontri con gli agenti ed una cinquantina di dimostranti sono stati arrestati.
Ancora scontri a Maputo, la capitale del Mozambico. La situazione oggi appare in centro più calma, ma scontri e spari si registrano nelle periferie della capitale. Una protesta nata lo scorso mercoledì contro l’aumento del prezzo del pane e di altri generi di prima necessità. Dopo i 7 morti e i 288 feriti dei giorni scorsi, non si segnalano altri morti, ma la paura che da un momento all’altro possano riesplodere le violenze è fortissima. Tra le vittime anche due bambini che tornavano a casa da scuola. Una paura che rimane forte anche per i quattro italiani bloccati nel Paese africano. Si tratta di quattro operatori italiani della Ong veronese ‘Progetto Mondo Mlal’, che in Mozambico sta portando avanti due progetti. Di loro si conoscono i nomi: Valentino Piazza, direttore dell’organizzazione, vicentino, Ivana Borsotto di Fossano, Cuneo, il veronese Cristiano Bolzoni e Luisa Casonato di Rovereto, Trento. Si trovano a Maputo bloccati in albergo, in pieno centro città. Una città che è completamente paralizzata da manifestazioni sfociate in disordini e sanguinosi scontri tra manifestanti e polizia. Persino l’aeroporto è rimasto chiuso alcune ore.
La gente è scesa in strada per protestare contro l’aumento del prezzo del pane e del riso, del combustibile e il previsto aumento del costo dei mezzi di trasporto pubblico. In città da ieri circolano volantini che incitano a portare avanti lo sciopero generale. Il governo continua ad asserire che la situazione è ormai sotto controllo, ma si moltiplicano gli appelli, attraverso la Tv, alla popolazione a cessare lo sciopero, mentre viene rafforzata la presenza della polizia nelle strade. Gli agenti in assetto antisommossa e bene armati pattugliano le arterie cittadine e a bordo di camionette scoperte e disperdono anche il più piccolo assembramento di persone. I disordini sono scoppiati dopo che migliaia di persone, provenienti dai quartieri più poveri della capitale, le bidonville, sono scesi spontaneamente in centro città per manifestare. Una manifestazione non autorizzata che la polizia ha cercato di disperdere. Da quel momento è scoppiato l’inferno. La protesta si è trasformata in rivolta con vetrine infrante, negozi saccheggiati, auto date alle fiamme e strade bloccate dai manifestanti con barricate e pneumatici incendiati. A quel punto la polizia è ricorsa all’uso delle armi sparando proiettili di gomma ad altezza uomo contro i manifestanti e il caos si è ‘impadronito’ della città. Nei confronti delle manifestazioni contro gli aumenti, le più gravi dopo quelle del febbraio 2008 per l’aumento del costo dei taxi collettivi, un portavoce dell’esecutivo, Alberto Nkkutumula ha ribadito che gli aumenti sono irreversibili. In molti sperano in una marcia indietro del governo come accadde due anni fa. Nel Paese africano ex colonia portoghese è molto forte il divario sociale che la povertà di gran parte dei suoi abitanti allarga sempre di più. A fare il resto il carovita che alimenta l’inflazione che nel Paese è al 16 per cento. Gli aumenti del prezzo di molti generi di prima necessità e di largo consumo come il pane, che dovrebbe aumentare quasi del 40 per cento da lunedì prossimo, sono in forte ascesa dallo scorso mese di marzo.
Ferdinando Pelliccia