CALABRIA – La rivalutazione del centro storico attraverso l’arte e la cultura. E’ l’idea che un gruppo di intellettuali ha messo in atto a partire da Cosenza, come simbolo del concetto più universale del centro storico dimenticato e abbandonato.
Negli ultimi decenni, il centro storico del capoluogo bruzio è stato attraversato da un decadimento lento e costante, a favore della parte nuova della città che si è sviluppata per i traffici commerciali. Oggi la rivalsa del centro storico passa attraverso un’idea metafisica che diventa efficace nel concreto.
Un movimento al contrario che ha assunto il nome di Controinvasioni. Periodicamente il gruppo di promotori si riunisce nei vicoli e nei punti nevralgici della città antica insieme ai residenti e si danno inizio a letture di poesie o brani teatrali, oppure ancora i classici della letteratura italiana.
Anche i cittadini partecipano, improvvisando la decantazione di versi poetici o letture di vario genere.
”Controinvasioni e’ un movimento che nasce per il recupero e la valorizzazione del centro storico di Cosenza, trascurato e abbandonato. Nasce direttamente dai residenti che, al di fuori della retorica politica e delle promesse, si organizzano per porre in essere una serie di manifestazioni e realizzare idee che consentono la conoscenza e la valorizzazione del centro storico stesso”, spiega all’Adnkronos l’ideatore Gianfranco Labrosciano, critico d’arte e scrittore.
Il movimento è nato nel giorno dell’inaugurazione del Festival delle Invasioni, che porta in citta’ una serie di manifestazioni culturali.
”Ma non come contrapposizione -precisa Labrosciano- bensì come contrometodo per far penetrare lo stesso festival all’interno dei quartieri del centro storico”.
A dargli una mano in questa idea ci sono altri intellettuali come Elisabetta Ricci e l’associazione Occhietti Neri, il registra Nando Pace, il pittore Enrico Meo. ”Questa azione spontanea che da l’opportunità a tutti i residenti del centro storico di esprimersi -dice ancora Labrosciano- è dilagata immediatamente in tutto il centro storico, attivando sinergie tra i residenti stessi”.
In Controinvasioni non ci sono soltanto poesie e cultura, ma anche l’etnogastronomia. Durante le serate organizzate, le casalinghe cucinano i piatti tipici, riscoprendo le antiche ricette e sapori dimenticati. Gli appuntamenti diventano cosi’ anche un’occasione per deliziare il palato di gusti riscoperti.
”Controinvasioni è diventato un movimento che si propone il recupero di tutti i centri storici, hanno tutti gli stessi problemi. Intere collettività stanno partecipando perché i problemi del degrado, dell’abbandono, della disoccupazione sono comuni”, precisa Gianfranco Labrosciano, che si propone di far conoscere il movimento anche in altre citta’ e di stimolare risposte spontanee da parte dei cittadini.
Il gruppo organizzatore ha realizzato un video con le immagini delle manifestazioni svolte nel centro storico. Il filmato montato verrà proiettato in una delle piazze centrali di Cosenza, a simboleggiare la controinvasione del centro storico nella citta’ nuova.
Un’idea dello stesso genere è già stato realizzato da un sottogruppo di residenti del centro storico che si chiamano “Gioventu’ letteraria”. Ha proiettato il film “Troy” all’aperto e poi davanti alla scultura di Ettore e Andromaca (di Giorgio De Chirico), nel Museo all’aperto sull’isola pedonale di Cosenza, hanno confrontato la metafisica con l’arte e la scultura.
E’ una nuova frontiera del progetto. Cioè quello di creare delle vere e proprie ”In-sedia-mentis”, come le chiama Labrosciano.
”In-sedia-mentis – spiega- è un’istallazione, un evento artistico creativo che prevede l’azione del corpo rivolta alla realizzazione di un’idea che recupera il valore forte del genius loci. La sedia era un modo di essere, e ora diventa la mente mediterranea che si riattiva. Che significa narrare, stare insieme, tradizione, fiaba, valore culturale del centro, del paese”.
Un altro esperimento di ”In-sedia-mentis” è stato fatto a Cavallerizzo, la frazione di Cerzeto evacuata nel 2005 a causa di una frana. Durante una manifestazione di protesta davanti ai cancelli del vecchio centro abitato, simbolo del centro storico abbandonato, sono state sistemate alcune sedie in cerchio.
”Ogni raggruppamento di sedie -spiega Labrosciano- corrisponde a una gitonja, l’antico quartiere dei paesi arberesh che rappresentano le tribu’ del Mediterraneo”.
Nei piccoli centri storici le sedie erano il simbolo della vita della comunità. Si portavano fuori dalla porta per discutere con i vicini di casa, oppure per aiutarsi nelle faccende domestiche, ad esempio per filare la lana, oppure preparare la conserva di pomodori. La gitonja viene riproposta perché, conclude il critico, ”consente il perpetuarsi e il trasferimento della tradizione”.
Fonte: Adnkronos