AL QAEDA / Somalia, la grande battaglia di Mogadiscio: estremisti islamici alla conquista della capitale

AL QAEDA – Nuovi scontri tra milizie islamiche degli al Shabaab filo al Qaeda e l’esercito somalo e i baschi verdi dell’Unione Africana, Ua, si sono registrati anche ieri nella capitale somala Mogadiscio. Combattimenti a colpi di artiglieria che si sono verificati nei quartiere, Abdel Aziz e Shangan nella zona sud della capitale somala, e a nord, nella zona di Hodan. Mentre nella parte settentrionale della città i ribelli, in questi giorni, avrebbero ottenuto un’importante vittoria, che li avrebbe avvicinandosi ancora di più al centro cittadino, difeso dalle truppe governative e dall’Amisom.

Sono mesi ormai che il governo transitorio somalo, Tfg, si dibatte cercando di mantenersi in ‘vita’. Nelle ultime due settimane la capitale somala è stata sconvolta da intensi scontri innescati dai ribelli che ormai controllano la maggior parte della città e dai soldati fedeli al governo che cercano di riconquistare terreno perso. Decine di vittime sono la conseguenza immediata di questi combattimenti. Vittime per lo più civili. Secondo l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati, Unhcr, questi morti sono 230 e i feriti sono almeno 400. Gli integralisti sono ormai decisi a ‘prendersi’ anche Mogadiscio dopo che ormai controllano il resto della Somalia strappata al Tfg. Per raggiungere questo scopo dal 23 agosto scorso hanno lanciato una nuova e imponente offensiva militare. Nelle mani del governo somalo restano solo poche zone di Mogadiscio, difese con i denti dalle forze governative.

La battaglia per Mogadiscio si sta combattendo soprattutto per il controllo di via Maka al-Mukarama, ritenuta asse strategico della città in quanto collega l’aeroporto, il porto a Villa Somalia, la sede della presidenza somala. La sua conquista da parte degli islamisti vorrebbe significare l’isolamento del palazzo presidenziale dal resto del mondo. Nei giorni scorsi, il presidente somalo, Sharif Sheikh Ahmed, forse nella consapevolezza della sconfitta ormai prossima, ha lanciato un appello alla comunità internazionale con cui chiede di sostenere con urgenza il governo di transizione somalo. In poche parole ha chiesto altri soldi.

“Il terrorismo è diventato una minaccia senza frontiere, il governo somalo rinnova il suo appello alla comunità internazionale”, ha affermato Sharif. In verità il protrarsi dell’agonia del Tfg è dovuto al fatto che nel Paese del Corno d’Africa dal 2007 sono dispiegati oltre 6mila soldati dell’Ua, provenienti dall’Uganda e dal Burundi. Militari che operano nel Paese africano nell’ambito di una forza di pace africana denominata Amisom e inviata a supporto delle truppe del Tfg per fronteggiare gli attacchi dei ribelli. Finora grazie al loro apporto il governo somalo è riuscito a restare all’impiedi, ma ormai anche loro sono allo stremo e il Tfg è in ginocchio in attesa del colpo finale dei ribelli islamici. Un colpo finale che per ora ancora non arriva forse anche perché gli al Shabaab non hanno ancora la forza per sferrarlo. Però, è notizia di questi giorni che centinaia di miliziani, provenienti da diverse aree della Somalia, sono ormai alle porte di Mogadiscio pronti a gettarsi nella mischia. Quindi la battaglia finale per Mogadiscio è ormai prossima. Sarà per il Tfg come fu Waterloo per Napoleone Bonaparte. Nel frattempo, il governo somalo o chi per esso continua ad ‘incassare’ aiuti economici dalla comunità internazionale che è il suo maggiore sponsor. Ad inizio mese la Commissione europea ha dato il suo Ok ad un ulteriore finanziamento di 47 milioni di euro. Un finanziamento destinato alle operazioni di peacekeeping in Somalia. Nell’intenzione della Ue questi nuovi finanziamenti dovrebbero contribuire a fornire alla missione di pace africana Amisom presente in Somalia i mezzi per la protezione delle istituzioni federali transitorie, assistenza per l’attuazione del Piano nazionale di sicurezza e stabilizzazione e la facilitazione delle operazioni umanitarie, oltre che sostegno per il disarmo.

“Amisom è cruciale per prevenire un ulteriore crollo significativo della sicurezza della Somalia e ha dimostrato essere fondamentale nella creazione di precondizioni minime di sicurezza per il dialogo e la riconciliazione in Somalia”, ha spiegato nei giorni scorsi l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Catherine Ashton. Finora, dal 2007 a oggi, l’Amisom ha ‘incassato’ dalla sola Ue aiuti economici per un totale di 142 milioni di euro. E’ difficile dire quanto di questo denaro sia stato messo a ‘frutto’ o abbia ‘fruttato’. Quello che è certo è che la forza di pace africana quando l’avventura somala sarà finita ne avrà da contare. Nel frattempo i combattimenti stanno mettendo in fuga i civili dalla capitale somala. E’ stato stimato che alla fine di agosto scorso erano in totale oltre 614mila i rifugiati e oltre un milione e 400mila gli sfollati interni. Solo dall’inizio dell’anno sono stati oltre 200mila gli sfollati interni ossia le persone che hanno abbandonato i loro averi e le loro case per cercare di sfuggire al dramma della guerra dirigendosi in aree del Paese più tranquille. Mentre i profughi sono oltre 23mila. Persone che hanno abbandonato la Somalia per rifugiarsi nei Paesi confinanti accolti nei campi profughi. Da gennaio sono circa 37mila i rifugiati somali che sono giunti in Kenya. Per l’agenzia ONU per i rifugiati sono un terzo in meno degli arrivi rispetto allo stesso periodo del 2009. Un dato questo, dovuto soprattutto al fatto che fuggire da Mogadiscio o da altre città somale sta diventando sempre più difficile e pericoloso. Chi è riuscito a raggiungere il Kenya e a raggiungere il campo di Dadaab, ha riferito di molte persone trattenute in campi provvisori per sfollati nel sud della Somalia. E’ facile che possano subire il reclutamento forzato e abusi di ogni genere da parte dei miliziani.

L’Etiopia invece, dall’inizio dell’anno ha registrato un aumento degli arrivi stimato in 20mila persone portando il totale del numero di rifugiati somali nel Paese africano a circa 76mila persone. In tutto questo l’Unhcr denuncia l’impossibilità a portare aiuto alle popolazioni civili. Operazioni umanitarie che di fatto è l’Amisom che dovrebbe proteggere e garantire in quanto per questo motivo riceve continui finanziamenti dalla comunità internazionale.

Ferdinando Pelliccia