TELESCOPIO HUBBLE – Grazie a un software in grado di rielaborare le immagini scattate dal telescopio di Nasa ed Esa, un gruppo di scienziati americani ha scoperto quattordici nuovi oggetti simili al pianeta Plutone, nella fascia di Kuiper.
La rivista Astrophysical Journal pubblicherà nel suo prossimo numero i risultati di uno studio che ha preso in considerazione quei corpi celesti che si estendono oltre l’orbita di Nettuno, e per l’appunto definiti “oggetti trans-nettuniani” (Tno). Fra queste rocce ghiacciate figura anche Plutone, classificato come l’ultimo pianeta (nano) del sistema solare, e alcune comete fra cui quella di Halley. Con l’eccezione di questa, che impiega circa settantacinque anni e quattro mesi, gli oggetti hanno un orbitare lento (Plutone ha un periodo di rivoluzione intorno al sole di poco meno di duecentocinquanta anni).
In totale nella regione figurano circa un migliaio di oggetti, ovviamente non visibili se non attraverso impegnativi calcoli. Gli scienziati tuttavia hanno trovato un metodo per illuminare l’intera area e passare al setaccio le immagini che il telescopio Hubble aveva precedentemente raccolto, e i dati risultanti da questo processo saranno proprio argomento dello studio su Astrophysical Journal.
Il gruppo di ricerca ha sviluppato un programma che analizza le centinaia di fotografie scattate dal telescopio di Nasa ed Esa, e per ora dalle tenebre siderali sono emersi quattordici nuovi oggetti. Ma siamo solo all’inizio, e fra non molto potranno essere individuati molti altri nuovi corpi di indubbio interesse scientifico, come ha anticipato Cesar Fuentea, astrofisico della Northern Arizona University: «Gli oggetti trans-nettuniani sono interessanti perché rappresentano i mattoni rimasti dalla formazione del nostro sistema stellare».
Nelle immagini a lunga esposizione temporale, le rocce ghiacciate figurano come esili strisce di luce e si trovano nella fascia di Kuiper, prossimi all’eclittica (ovvero l’intersezione della sfera celeste con il piano d’orbita terrestre). Gli astronomi hanno cercato entro cinque gradi dall’eclittica per aumentare la possibilità di successo, e così hanno rinvenuto quattordici oggetti (o per meglio dire quattordici strisce poco luminose, mediamente cento milioni di volte più deboli di un oggetto visibile a occhio nudo), compresi due oggetti orbitanti uno con l’altro.
La grandezza dei nuovi oggetti varia da un minimo di quaranta chilometri a un massimo di cento. Plutone, scoperto nel 1930 dallo statunitense Clyde Tombaugh, ne misura circa duemilatrecento, e in considerazione di tale parametro quattro anni fa venne declassato a pianeta nano dall’Unione Astronomica Internazionale. E a differenza degli altri otto pianeti del sistema solare, che tendono ad avere orbite piatte e con bassa inclinazione, ha orbita inclinata come gli altri oggetti trans-nettuniani.
Secondo gli studiosi, questi potrebbero rappresentare i resti di collisioni avvenute negli ultimi 4,5 miliardi di anni. Ma per confermare questa che finora è soltanto un’ipotesi, si dovranno attendere altri dati. Che potrebbero arrivare proprio dalle zone siderali che Fuentes e colleghi stanno investigando.
Terranews