ARTICO / Forum Internazionale, alla ricerca di un accordo per salvare il ‘nuovo Nord’ ed evitare lo scontro Usa-Russia

ARTICO – Trecento delegati di cinque Paesi a caccia di un accordo per evitare la grande battaglia per conquistare l’Artico, lo scrigno di terra, acqua e ghiaccio che custodisce un tesoro di 100 miliardi di tonnellate di gas e petrolio. Due giorni di negoziati in cui uomini politici, ecologisti e imprenditori, riuniti a Mosca per il primo Forum Internazionale sull’Artico, cercheranno di fare il punto sul “Nuovo Nord”, diventato terra di conquista e teatro di uno scontro, nemmeno troppo sotterraneo, tra la Russia e gli Stati Uniti, con il Canada, la Norvegia e la Danimarca che non hanno intenzione di restare alla finestra.

L’offensiva del Cremlino

La prima mossa l’ha fatta il Cremlino, con il ministro delle Risorse naturali Yuri Trutnev pronto a spiegare che, proprio perché il Grande Nord ospita una tale quantità di risorse, la Russia non ha alcuna intenzione di cedere un millimetro di quello che considera suo territorio sulla base delle proprie misurazioni sulla Dorsale di Lemonosov, una catena di monti sottomarina.

Gli investimenti record

Nel 2001 la Russia ha presentato alle Nazioni unite la sua rivendicazione, tirandosi dietro critiche e preoccupazioni. A rafforzare le sue pretese, Mosca ha inviato nel 2007 una missione «scientifica» guidata da Artur Chilingarov che, tra le altre cose, utilizzando un mini-sottomarino, ha deposto sotto il Polo Nord un contenitore con dentro una bandiera russa. Il Cremlino nel 2008 ha illustrato una «strategia artica» che punta a rendere entro il 2010 il Polo Nord una delle basi strategiche per lo sfruttamento delle risorse naturali. Recentemente Medvedev ha stanziato 64 milioni di dollari in ricerche scientifiche, con lo scopo di arrivare nel 2013 a presentare all’Onu nuove prove del fatto che la gran parte dello spazio Artico è Russia. Altrettanto, però, intende fare il Canada, uno dei paesi più accaniti nel contestare le rivendicazioni polari di Mosca. Ottawa accampa diritti sulla Dorsale di Lomonosov quanto Mosca, e sta lavorando ad uno studio da 75 milioni di dollari per calcolare l’entità delle risorse.

Lo scenario e le nuove tratte

«Il Nuovo Nord nel ventunesimo secolo non sarà per prima cosa un posto in cui trasferirsi, ma un motore economico che spala metano, petrolio, minerali e pesce nelle fauci aperte del resto del mondo», dice Laurence H. Smith, l’analista che agli scenari artici ha dedicato un libro in uscita, anticipato dal Wall Street Journal. Sullo sfondo, dice il quotidiano statunitense, il riscaldamento globale che potrebbe portare all’apertura di nuove rotte strategiche tra Oriente e Occidente, con le conseguenti rivendicazioni territoriali: la Danimarica, per esempio, ha lanciato un anno fa un vero e proprio Allarme sull’avanzata del Cremlino, che nella regione ha schierato il Servizio federale di sicurezza (Fsb, erede del Kgb).

La militarizzazione dei ghiacci

Secondo i servizi segreti di Copenaghen, la Russia sta incrementando il suo attivismo e questo potrebbe provocare «crisi diplomatiche» tra i paesi interessati. «Parlando delle prospettive di cooperazione, non vedo assolutamente alcuna connessione con la crescente presenza dell’Alleanza Atlantica nella regione artica, che è una zona di pacifica cooperazione economica», ha rilanciato Medvedev, preoccupato dalla presenza Nato al Polo, accelerando sulla necessità di aprire i negoziati per trovare un equilibrio. «Nessuno dei problemi dell’Artico può essere risolto unilateralmente- spiega alla Bbc Lev Voronkov, l’esperto in prima linea per evitare la Guerra ghiacciata- Bisogna cercare un accordo, perché militarizzare il confronto provocherebbe solo danni».

Fonte: LaStampa