DOSSIER SU FINI / Casa di Montecarlo, ombre e dubbi su servizi segreti e Guardia di Finanza

DOSSIER SU FINI – «Assolutamente false, diffamatorie e destituite di fondamento». Palazzo Chigi è sferzante nei confronti delle «illazioni e congetture» dei finiani sull’attività di dossieraggio ad opera dei servizi segreti e della Guardia di Finanza. Il casus belli è sempre la casa di Montecarlo venduta da An alla società offshore e poi affittata a Giancarlo Tulliani, cognato di Fini. Il Giornale della famiglia Berlusconi e Libero hanno pubblicato una lettera del ministro della Giustizia di Santa Lucia, l’isola del paradiso fiscale, che “svelerebbe” chi è il vero proprietario della casa: il cognato. E’ una «patacca», questo è «killeraggio politico», ha tuonato il presidente della Camera. Il quale ha interrotto ogni canale di trattativa con i berlusconiani sul Lodo Alfano e su quant’altro sulla giustizia interessa il premier. La rottura sembra così imboccare la strada di non ritorno e in questo clima sempre più infuocato si avvicina la data (il 29 settembre) dell’intervento in aula di Berlusconi.

Elezioni sempre più vicine? Sicuramente si sono chiusi gli spiragli di dialogo ai quali credeva una parte del Pdl, a cominciare da Gianni Letta e Angelino Alfano. Ora il capogruppo Cicchitto chiede di riprendere il confronto e invita a separare la questione politica dal resto della vicenda. Anche perchè Berlusconi, questa la tesi di Palazzo Grazioli, con quello che scrivono Il Giornale e Libero non c’entra alcunché. Mescolare le due cose, per il ministro Matteoli, è «infantile». E in ogni caso, aggiunge Osvaldo Napoli, rimane sempre il problema del ruolo superpartes che Fini non riesce a garantire: «Fini, di fronte a fatti umani che lo toccano in profondità e rispetto ai quali non nascondo di avere comprensione, trova ancora la forza per esercitare con equilibrio il suo mandato?». Un’affermazione legata, appunto, alla bufera politica e alla rottura ordinata direttamente dal presidente della Camera.

Messi in mezzo dai finiani, sia la Guardia di Finanza che i servizi di informazione (Dis) hanno smentito, con tanto di nota ufficiale, di avere a che fare con dossier e lettere false costruite ad arte. E a queste due smentite Palazzo Chigi fa riferimento quando dice che mettere in giro queste voci è una «totale irresponsabilità». I finiani replicano di non avere chiamato in ballo le strutture dei servizi e i loro dirigenti, ma settori deviati. «Nessuno – spiega Bocchino – ha mai dubitato della lealtà istituzionale dei nostri apparti di sicurezza. Il problema semmai è avere certezza che, come è accaduto in passato, non ci siamo azioni torbide, deviate di cui non sono a conoscenza i vertici. E questa certezza purtroppo non può averla nessuno, come dimostrano tante vicende anche recenti (vedi Pio Pompa)». Sulla vicenda interviene pure D’Alema, presidente del Copasir. Bisogna accertare se «da parte di singoli, o di gruppi che operano al di fuori di ambiti istituzionali», vi sia stata collaborazione ad «attività vergognose».

Ma nel corso della giornata Bocchino ha spostato il tiro dagli ambienti dei servizi a persone molto vicine Berlusconi, che hanno girato in Sud America, per scoprire chi ha costruito la falsa lettera che farebbe risalire al cognato di Fini la proprietà della casa monegasca. Il colpo di scena arriva in serata ad Annozero con il nome di Valter Lavitola, editore e direttore dell’Avanti, che sarebbe secondo Bocchino l’autore della lettera-patacca. «Valuterò se ci sono gli estremi per la querela», è stata la reazione di Lavitola.

Fonte: LaStampa