GOVERNO – Il premier Silvio Berlusconi prende la parola alle 11 alla Camera. La sua replica è fissata alle 16,30 mentre alle 19 è previsto il voto di fiducia dell’Aula.
Secondo le indiscrezioni filtrate dal vertice del Pdl di ieri, è stato lo stesso presidente del Consiglio a proporre questa soluzione ritenendola la sola che può fare chiarezza sulla tenuta della maggioranza e sul profilo programmatico del rilancio dell’azione di governo.
Secondo le anticipazioni sul testo del discorso di Berlusconi, non ci sarà nessun riconoscimento politico del ruolo dei finiani ma non dovrebbero esserci riferimenti polemici nei confronti di Gianfranco Fini.
Il presidente del Consiglio illustrerà soprattutto i cinque punti di programma più volte evidenziati nelle ultime settimane: giustizia, fisco, Mezzogiorno, federalismo, sicurezza.
”Non voglio fare la fine di Prodi, non voglio che il mio governo sia appeso a risoluzioni diverse, con i voti per parti separate, con le ambiguità della vecchia politica: o votano sì, o votano no”, avrebbe detto Berlusconi nel corso della riunione di maggioranza convinto che il voto di fiducia mette con le spalle al muro i finiani.
Italo Bocchino, capogruppo di Futuro e libertà, ha spiegato la posizione dei finiani nel corso della trasmissione televisiva ”Ballaro”’ di ieri sera: ”Il ricorso alla fiducia per noi è positivo, rende il passaggio parlamentare più chiaro come lo stesso Fini aveva chiesto. Il nostro voto sarà deciso dall’assemblea di gruppo, dopo aver ascoltato l’intervento del premier ed è evidente che dipenderà da toni e contenuti delle sue parole”.
Ma i finiani non sembrano intenzionati in ogni caso a ritirare la fiducia assumendosi così la responsabilità della crisi di governo e di eventuali elezioni anticipate.
Pur marcando alcuni elementi di diversità rispetto a Pdl e Lega (per esempio sulla giustizia, dove daranno via libera a un nuovo Lodo Alfano per via costituzionale ma non al cosiddetto ”processo breve”), Futuro e libertà non vuole restare con il cerino della responsabilità della crisi di governo in mano.
Da qui la scelta di non insistere nella richiesta di partecipare ai vertici di maggioranza, pur considerandosi la terza gamba politica che sostiene il governo.
Secondo le previsioni del Pdl, a votare sì alla fiducia potrebbero essere più di 350 deputati. Il problema politico resta quello di verificare se i voti dei finiani risulteranno decisivi o senza di essi la maggioranza può essere conteggiata intorno ai 316 voti.
Secondo i conteggi della vigilia in casa Pdl, a 316-317 voti si arriverebbe però solo con il sì dei 5 deputati del Mpa (il Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia) che non hanno sciolto le proprie riserve.
Se la maggioranza non dovesse risultare autonoma dai voti di Futuro e libertà, il governo resterebbe in balia di nuove tensioni qualora i finiani non dovessero condividere alcune delle scelte di Berlusconi dei prossimi mesi.
Per questo l’obiettivo del presidente del Consiglio resta quello di ottenere una larga maggioranza senza il ruolo determinante dei finiani. I
l pallottoliere di Pdl e Lega che alla vigilia del voto di fiducia di oggi ha contato i numeri su cui potrebbe disporre da questa sera la maggioranza ha previsto che possano essere conteggiati a favore del governo anche quelli dei 7 deputati che ieri si sono iscritti al Gruppo misto.
Il primo sommovimento ha coinvolto l’Udc di Pier Ferdinando Casini. I deputati siciliani Calogero Mannino, Francesco Saverio Romano, Giuseppe Drago, Giuseppe Ruvolo e Michele Pisacane hanno lasciato il partito.
”Il posto degli eredi della Dc non è a sinistra bensì al centro”, ha detto perentorio Mannino in una conferenza stampa.
Un altro piccolo sommovimento ha scosso pure l’Api, il movimento di Francesco Rutelli. Il deputato vicentino Massimo Calearo, ex presidente di Federmeccanica, ha annunciato il passaggio nel Gruppo misto insieme a Bruno Cesario, anche lui ex Api ed ex Pd.
I 7 deputati in questione non hanno tuttavia annunciato a scatola chiusa il voto favorevole a Berlusconi. Scioglieranno le proprie riserve solo dopo aver ascoltato il discorso programmatico del presidente del Consiglio.
I vertici di Pdl e Lega si dicono convinti che Berlusconi convincerà anche questi 7 deputati a votare con la maggioranza.
Fonte: Asca