SCANDALO RUBY, LA TELEFONATA DEL PREMIER PER LIBERARE LA MINORENNE MAROCCHINA

SCANDALO RUBY, LA TELEFONATA DEL PREMIER PER LIBERARE LA MINORENNE MAROCCHINA – Il premier a Bruxelles conferma l’intervento sulla Questura di Milano per far liberare la minorenne marocchina: “Ci aveva raccontato una storia drammatica, cercavo qualcuno a cui darla in affidamento”. “Mi fanno casini sul nulla”.

La nota della Questura di Milano diramata ieri sera per assicurare di non aver concesso a Ruby «alcun privilegio o trattamento di favore dopo la telefonata della presidenza del Consiglio», evidenzia in maniera chiara la fibrillazione di queste ore. Perché quella notte del 27 maggio scorso, mentre la giovane marocchina veniva fotosegnalata in seguito a un’accusa di furto, fu un uomo della scorta del presidente del Consiglio a contattare il gabinetto del questore per chiederne il rilascio e l’affidamento a una persona che era già arrivata negli uffici di polizia. E poi passò l’apparecchio allo stesso Silvio Berlusconi che parlò per qualche minuto con l’alto funzionario.

Intanto il neo prefetto Vincenzo Indolfi, fino a poco tempo fa questore di Milano, spiega sulle pagine de LaStampa cosa avvenne effettivamente quella sera del 27 maggio scorso, facendo riferimento a quella famosa chiamata del premier: ”Non e’ che chiedevano proprio di rilasciarla, piu’ che altro si raccomandavano, visto che era minorenne, di fare quel che dovevamo fare ma di gestire la cosa nel modo piu’ corretto possibile. Cosi’ il mio capo di gabinetto ha chiamato la centrale operativa per informarsi”.

La minorenne marocchina, al centro di uno scandalo che coinvolgerebbe il premier Silvio Berlusconi, era stata fermata per una denuncia per furto aggravato di 3000 euro. La telefonata ricevuta, spiega Indolfi, diceva ”una cosa tipo: e’ vero che avete fermato questa persona? Allora fate gli accertamenti e poi vedete cosa fare…”. ”Se non sbaglio – aggiunge – dicevano che era una parente di Mubarak. Si’, mi sembra ‘la nipote”’.

”Qui di telefonate ne arrivano a decine – afferma l’ex-questore – ministri, parlamentari, personaggi pubblici. Ognuno ha un suo problema, di scorte, di ordine pubblico. Se anche arriva una telefonata della presidenza del Consiglio, non e’ che uno si deve scandalizzare”. Indolfi rivendica infine di non aver rilasciato ”subito” la ragazza, ma di aver ”rispettato tutti i crismi delle regole e della procedura, anzi e’ rimasta anche piu’ del dovuto…”.

”Poi – conclude – abbiamo telefonato al pm della Procura minorile ed e’ stato lui a darci il benestare per affidarla alla consigliera regionale”, Nicole Minetti.

Sinora il racconto di Ruby ha trovato conferma nei riscontri effettuati attraverso l’analisi dei tabulati telefonici, ma anche con l’acquisizione delle relazioni di servizio degli uomini di scorta alle personalità. Ci sono numerose foto che circolano su quella festa e su altre occasioni mondane quando la villa di Arcore si affollava di giovani donne e dopo la cena poche prescelte venivano invitate a rimanere e trasferirsi nella camera da letto, proprio come già risultava dai racconti di chi partecipava alle serate organizzate a palazzo Grazioli.

L.C.