Riapre il Tempio di Venere a Roma: un restauro durato 30 anni

RIAPRE TEMPIO DI VENERE A ROMA – Dopo circa 30 anni di lavoro si chiude il restauro del Tempio di Venere e Roma, un cantiere lungo e complesso che restituisce un capolavoro architettonico e decorativo alla città. Da domani infatti il Tempio entrerà nel percorso di visita del Foro Romano e Palatino, con ingresso fisso tutti i giorni, dopo aver risolto le trattative coi sindacati del personale. A presentarlo oggi, il sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro, il commissario dell’area archeologica centrale Roberto Cecchi, la direttrice del Foro Romano Maria Antonietta Tomei, la responsabile del cantiere di lavori Clauda Del Monti. «È un cantiere iniziato dalla metà degli anni ’80 – racconta Del Monti – I primi scavi hanno puntato a mettere in risalto le strutture preesistenti d’epoca adrianea del II secolo, che vennero poi rimaneggiate nel IV secolo da Massenzio. Il progetto ha voluto consolidare le situazioni a rischio, a partire dalla messa in sicurezza del podio, e avviare una serie infinita di restauri che hanno interessato tutte le strutture. Per le due semicalotte addossate, opera architettonica strepitosa, un tempo ricoperte in foglia d’oro, sono stati consolidati gli stucchi».

Come sottolinea la soprintendente archeologica Anna Maria Moretti: «Un’altra parte dell’area archeologica centrale viene offerta alla città nella sua veste adeguata. Visto che fino agli anni Settanta era solo una piazzetta di Roma. Dopo lunghe iniziative, la riapertura del tempio più grande di Roma si deve all’intervento definitivo della gestione commissariale. Il problema delle infiltrazioni d’acqua è stato risolto, così come la ricucitura delle lastre in marmo che ornavano le celle colossali». Tomei ringrazia tutti gli archeologi e i restauratori (quasi cento in trent’anni di cantiere) che hanno portato a questo traguardo: «Un’apertura che ci restituisce un luogo straordinario, basti solo pensare che questo è il luogo dove si collocata l’atrio della Domus Aurea».

 «È un’opera che si colloca all’interno di un programma che sta proseguendo secondo le tappe prefissate – ci tiene a sottolineare Cecchi – Si tratta di un programma di tutela integrato, che accanto alla fruizione porta avanti interventi concreti di tutela. Riapriamo sì dei percorsi di visita di luoghi mai aperti prima, ma mettiamo anche a punto un sistema di controllo continuo del patrimonio per mettere in opera un’operazione programmata a sostegno della tutela».

 «Oggi inauguriamo un percorso straordinario dopo che per trent’anni è stato inaccessibile – conclude Giro – Un grande impegno a dispetto delle maliziose critiche poco informate verso un governo accusato di non occuparsi di patrimonio. Qui il cronoprogramma del commissario è stato rispettato nei dettagli. E proseguiamo nel risanamento di un’area dissestata, degradata, e trascurata per anni da governi di varia estrazione politica. In questo governo c’è forte la responsabilità di promuovere un programma complessivo di rilancio di un’area abbandonata.