BAMBINI PALESTINESI PICCHIATI DALLA POLIZIA DI ISRAELE – Tirati giù dal letto nel cuore della notte. Portati in caserma. Interrogati per ore senza nessuno. Qualche volta, pare, anche picchiati. Soprattutto: minorenni. Minorenni palestinesi.
È la prima volta che una denuncia si trasforma in un atto di accusa nei confronti della polizia israeliana. E c’è voluta una lettera – inviata anche al capo di Stato Simon Peres e al primo ministro Benjamin Netanyahu –, firmata da una sessantina di esperti, tra medici, psicologi, insegnanti e assistenti sociali per richiamare tutta la classe politica sul problema.
Secondo i firmatari, i comportamenti brutali della polizia sarebbero particolarmente insopportabili nel quartiere di Silwan, a Gerusalemme Est. Dove qualche settimana fa sono stati fermati alcuni minorenni musulmani con l’accusa di aver lanciato pietre contro i coloni ebrei che vivono nel quartiere e contro i soldati dell’Idf.
«Nell’ultimo anno la polizia ha interrogato più di 1.200 ragazzi sotto i diciotto anni», c’è scritto nella missiva pubblica. «Alcuni di loro avevano anche meno di 12 anni», il limite minimo per la responsabilità penale nello Stato ebraico. E nemmeno a questi ultimi – sempre secondo la denuncia – sarebbero stati risparmiati «interrogatori aspri e ingiuriosi». «Un bimbo di otto anni ha affermato di essere stato prelevato dal suo letto nel cuore della notte e tenuto in una stazione di polizia per quattro ore. Un altro, di dieci anni, è tornato dall’interrogatorio con lividi sulla schiena che, ha detto, sono il frutto dell’arresto».
La reazione della Polizia non s’è fatta attendere. Il portavoce Micky Rosenfeld ha negato tutte le accuse e ha dichiarato che gli agenti operano nello stretto rispetto delle leggi. «Non abbiamo mai interrogato bambini al di sotto dei 12 anni senza la presenza dei genitori», ha detto Rosenfeld. «Soprattutto: registriamo ogni interrogatorio con una videocamera».
Leonard Berberi