WIKILEAKS: CALIPARI, RAPPORTO ROMA PER EVITARE INCHIESTE – Nuove rivelazioni di Wikileaks sul caso Calipari, dopo quelle dello scorso ottobre: il rapporto italiano sulla tragica morte di Nicola Calipari in Iraq, almeno nella parte che definiva l’uccisione non intenzionale, era costruito «specificatamente» ad evitare ulteriori inchieste della magistratura italiana, e il Governo Berlusconi voleva «lasciarsi alle spalle» la vicenda, che comunque non avrebbe «danneggiato» i rapporti bilaterali con Washington. Lo si legge in un cable siglato dall’ambasciatore Usa a Roma, Mel Sembler, del 3 maggio 2005.
Continua il cable dell’ambasciatore americano Sambler: «Il governo» italiano «bloccherà i tentativi delle commissioni parlamentari di aprire indagini» sulla morte di Nicola Calipari in Iraq, malgrado vi siano già delle precise richieste delle opposizioni in proposito. Questo quanto scritto da Sembler il giorno seguente a quello in cui incontrò a Palazzo Chigi Gianfranco Fini (all’epoca ministro degli Esteri), il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e il capo del Sismi Niccolò Pollari, per discutere del rapporto italiano sulla vicenda. Il documento è stato diffuso dal Guardian, media partner di Wikileaks.
I vertici dell’ambasciata Usa furono convocati il 2 maggio 2005 dall’ufficio del premier per ricevere in anticipo il rapporto italiano sul caso Calipari. “Presenti all’incontro il ministro degli Esteri Gianfranco Fini, il sottosegretario Gianni Letta, l’ambasciatore negli Usa Gianni Castellaneta, il capo del Sismi Nicolò Pollari, alcuni dei loro consiglieri, e due commissari, il diplomatico Cesare Ragaglini e il generale del Sismi Pierluigi Campregher. Berlusconi non era presente, e non sarà a Roma fino a domani“, riporta nel cable Sembler.
Nell’incontro del 2 maggio 2005, l‘ambasciatore Usa Mel Sambler disse ai rappresentanti italiani che il governo americano «condivideva il desiderio» di Roma che il caso non avesse effetti sulle relazioni bilaterali. A questo riguardo, nel corso dell’incontro con Gianfranco Fini, Gianni Letta, Gianni Castellaneta, Nicolò Pollari e altri, l’ambasciatore disse che “era importante per Roma non puntare l’indice contro gli Usa, né lamentare una scarsa cooperazione” e che “noi (gli statunitensi, ndr) vorremmo cercare di continuare a fare lo stesso”. Nel colloquio, il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini disse “che non si poteva lamentare una scarsa cooperazione”, perché gli investigatori italiani avevano avuto “pieno accesso” e che “avrebbe chiesto a Berlusconi di sottolineare la cosa in Parlamento”, nell’intervento del 5 maggio.
Il 5 maggio, infatti, il premier Berlusconi sarebbe intervenuto in Parlamento per discutere il rapporto: «Sarebbe meglio che il presidente George W. Bush lo chiamasse il giorno prima, in modo che lui possa dire in Parlamento di aver discusso la questione con il presidente», spiegano gli interlocutori italiani al diplomatico statunitense nell’incontro del 2 maggio. Nel rapporto, notano gli americani, si afferma tra l’altro che «gli investigatori italiani non hanno trovato prove che l’omicidio è stato intenzionale: questo punto è stato ‘designed specifically’ (costruito specificatamente) per scoraggiare altre indagini della magistratura, visto che per la legge italiana possono aprire inchieste sulla morte di cittadini italiani all’estero, ma non in caso di omicidio non intenzionale (Nota: i nostri contatti hanno messo in guardia che i magistrati italiani sono famigerati per forzare queste leggi ai loro scopi, quindi resta da verificare se la tattica del governo italiano avrà successo)”. “Il rapporto è stato scritto avendo i magistrati in mente”, scrive ancora Sembler.
«Il Dipartimento di Stato dovrebbe considerare una telefonata del Segretario di Stato (Condolezza Rice) al vicepresidente Fini nei prossimi giorni per confermare che condividiamo il desiderio italiano di lasciarsi alle spalle l’incidente», raccomanda poi Sembler nelle «raccomandazioni dell’ambasciata (Usa) per i prossimi passi immediati».
L’Italia è “determinata” a “evitare critiche” al ruolo svolto da Nicola Calipari, fatto che ha portato il governo di Roma a ignorare una questione “fondamentale”: “Perché solo una macchina su 30 passate per il check point è stata colpita dal fuoco?”, scrive l’ambasciatore Usa a Roma, Mel Sembler, in un dispaccio del 9 maggio 2005, in cui commenta l’intervento del premier Silvio Berlusconi alla Camera e al Senato sul rapporto italiano sulla vicenda.
Valeria Bellagamba