EMILIO GENTILE LIBRO
L’autore si interroga sui punti di passaggio che hanno privato gli italiani di quel rapporto continuativo e positivo con i padri risorgimentali. Di conseguenza Gentile si chiede che cosa ha sostituito l’eredità del Risorgimento. Tornando indietro nei secoli, lo scrittore prende le distanze dalla denuncia del Leopardi che emerge dal Discorso sopra lo stato presente dei costumi italiani, mentre designa Crispi come colui che ha gettato le basi per una “liturgia patriottica” capace di sanare le crepe lasciate dal Risorgimento. Anche la Grande Guerra fu promotrice del senso di appartenenza nazionale. Tuttavia questa parentesi durò poco in quanto Piero Gobetti liquidò il movimento unitario nazionale e poco tempo dopo il Fascismo impose un’idea politica che non ammetteva dissenzienti. Si evince come, in entrambi i casi, ci si allontanò dalla liturgia patriottica auspicata da Crispi.
Sempre secondo quanto Gentile riporta nel suo saggio, a partire dagli anni sessanta in poi le celebrazione dell’unità d’Italia non fecero altro che mettere in evidenza il distacco popolare dai reali simboli dell’unità. Ciò che ha contribuito a questo distacco, è stata, in anni più recenti, la prevalenza di partiti che non hanno maturato la consapevolezza che il Paese aveva bisogno di ritrovare l’identità patriottica stralciata. Avvicinandosi ai giorni nostri, Gentile vede nella Lega un’eloquente conseguenza e non la causa della perduta coscienza patriottica.
Questo excursus sulla storia italiana, storia che riguarda tutti noi, viene trattato da Gentile, grazie alle domande di Simonetta Fiori, in forma di confessione pungente, che lascia poco spazio all’interpretazione.
Sara Durantini