SERGIO RUBINI SANGUINETI – Una scrittura tesa alla continua ricerca, alla sperimentazione, alla commistione di generi che si tramuta, come ipotesi di interpretazione di alcuni versi, in simbolismo linguistico, che mai sfiora l’eccesso, mai abusa dalla sua stessa fonte. Le parole di Edoardo Sanguineti, voce graffiante e struggente della neoavanguardia, tra le più complesse da decifrare ma proprio per questo così affascinante secondo molti critici letterari, sono intrise di uno sperimentalismo linguistico all’interno del quale vengono accolti “grovigli fonici e semantici”. Sono proprio i suoi versi ad essere portati in scena, all’Auditorium a Roma, da un attore e regista altrettanto eclettico ed affascinante quale è Sergio Rubini.
Amante del teatro, non solo come spettatore o lettore di testi, Rubini già a sedici anni si impegna a mettere in scena testi teatrali. A vent’anni si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Sarà proprio nella capitale a coltivare il suo amore per il teatro, recitando per registi come Antonio Calenda e Gabriele Lavia.
Interprete e regista del reading dal titolo “Faccio un numero a caso“, secondo Sergio Rubini non si tratta solo di “poetica ma d’amore d’attore”. Al solo citare queste poche parole da lui stesso pronunciate si scorge una somiglianza e una piacevole coordinazione tra Rubini e Sanguineti. “L’idea di un reading con i versi di Sanguineti ce l’ho nella testa da sempre. L’avevo scoperto al liceo” aggiunge l’artista pugliese. E noi vogliamo immaginarcelo con la voce strozzata dalla stessa emozione che regalerà a noi spettatori.
Sara Durantini