SALMA DI MIKE BONGIORNO – Li hanno arrestati mercoledì sera, dopo averli sorpresi in una cabina telefonica in zona San Siro, a Milano. Quando i carabinieri del Reparto operativo di Novara li hanno individuati Luigi Spezia, 53 anni, di Settimo Milanese e Pasquale Cianci, 61 anni, due balordi del milieu malavitoso lombardo con precedenti per rapine e droga avevano appena finito di telefonare alla famiglia Bongiorno, dicendo: «Come vi abbiamo già detto abbiamo noi la bara». Ora sono entrambi rinchiusi nel carcere di Verbania con l´accusa di tentata estorsione e sospettati di essere i «rapitori» della bara di Mike, trafugata dal piccolo cimitero di Dagnente la notte del 24 gennaio scorso.
Cauta la prima reazione di Daniela Bongiorno: «Posso soltanto sperare che le persone fermate portino davvero gli inquirenti a coloro che hanno sequestrato la salma di Mike. Ringrazio finora i carabinieri che con me e la mia famiglia sono stati sempre di una attenzione e di una delicatezza straordinaria. A chi mi chiede come sto posso soltanto rispondere che, anche per effetto di questa vicenda ancora aperta, sono una donna immersa nel dolore. Vorrei poter smettere, anche per questo mi auguro che le indagini risolvano presto una storia che ha acuito il me la sofferenza per la perdita di Mike».
Interrogati sino a tarda notte da Giulia Perotti, capo della Procura di Verbania, i due fermati hanno negato di aver profanato la tomba del celebre presentatore, spiegando le ripetute telefonate alla famiglia Bongiorno come un tentativo di inserirsi nella trattativa per la riconsegna dei resti di Mike. «Ho un disperato bisogno di soldi. – ha detto Pasquale Cianci al magistrato – ho letto sui giornali che la famiglia era pronta a pagare pur di avere la bara del loro caro e ho tentato il colpo». Anche Luigi Spezia ha ammesso: «Con il furto nel camposanto non c´entro nulla. Ho cercato solo di fare un po´ di soldi facili…». L´avvocato Giuliano Prelli di Trecate che difende entrambi sottolinea: «Credo che i miei assistiti abbiamo cercato di approfittare di una situazione senza rendersi conto della gravità».