MARCO SIMONCELLI – Domani alle ore 15 si terranno i funerali di Marco Simoncelli nella chiesa di Santa Maria a Coriano, paesino alle porte di Rimini dove è prevista un’affluenza di 60mila persone. Tutti uniti intorno alla famiglia del pilota italiano, che ha perso la vita domenica scorsa durante il Gran Premio di Sepang al secondo giro, andando a finire sotto le ruote di Colin Edwards e Valentino Rossi. Una fatalità rara ma che può accadere, come dichiarato da coloro che praticano tale sport, di certo pericoloso, ma verso cui si è portati da un istinto che nasce dall’infanzia. Ma il Sic non era solo un grande campione, capace di conquistare due podi stagionali con una moto satellite. Era anche un grande uomo capace di tornare bambino quando c’era da scherzare, che amava giocare a carte con giornalisti, con lo staff, con suo padre Paolo, che lo ha visto morire sotto i propri occhi.
Stamane il feretro sarà sistemato nel Teatro Comunale dove è stata allestita una camera ardente pubblica, poi domani pomeriggio un tripudio di folla si riverserà in piazza Don Minzoni, dove saranno allestiti due maxischermi, per poter consentire di guardare la cerimonia a tutti coloro che non potranno accedere in chiesa, la quale sarà chiusa al pubblico. All’interno siederanno parenti, amici intimi, personalità dello sport, tra cui Valentino Rossi, Alberto Tomba, i piloti del suo team, lo staff Ducati, quello Yamaha e vari driver del Motomondiale, per un totale di 500 persone. La bara sarà collocata tra due moto portate dal suo amico Rossi e da Matteo Pasini e sull’altare non ci saranno fiori. La famiglia del 24enne pilota aveva chiesto, al posto del coro, che Vasco Rossi cantasse una canzone, ma la Curia ha negato il consenso. Una canzone del Komandante Blasco verrà cantata all’esterno, ma la presenza del cantante non è assicurata.
Il padre Paolo, in un’intervista rilasciata a ‘Matrix’, ha dichiarato: “Gli avevo insegnato ad essere un guerriero, a non mollare mai…non so se ho fatto bene o male“. Ma da vero guerriero trattiene le lacrime e pensa a quell’istante fatale: “Una coincidenza… bastavano 10 centimetri e gli prendevano la spalla e invece hanno preso proprio fra il collo e la testa. Comunque è bellissimo anche da morto e gli volevo un sacco di bene”.
Luigi Ciamburro