Haiti e l’Asia tra le zone più a rischio per i cambiamenti climatici, pubblicata la classifica del Maplecroft

Baracche ad Haiti

HAITI E ASIA A RISCHIO CAMBIAMENTI CLIMATICI – Il centro studi Maplecroft ha stilato e pubblicato ieri la sua nuova classifica sul “Climate Change Vulnerability”, vale a dire sulle aree del pianeta più a rischio a causa dei cambiamenti cimatici conseguenti al fenomeno del riscaldamento globale. Al primo posto c’è Haiti, e in seguito tra i paesi “estremamente a rischio” sono stati individuati tutti quelli asiatici la cui economia è considerata in espansione: India, Filippine, Indonesia e Vietnam. A livello nazionale, il “Ccv” Index segnala tra i primi 10 Paesi a rischio estremo Haiti, Bangladesh, Sierra Leone, Zimbabwe, Madagascar, Cambogia, Mozambico, Repubblica democratica del Congo, Malawi e Filippine; mentre se si considerano le città singolarmente, la capitale più a rischio è quella del Bangladesh, Dhaka (anch’essa dall’economia emergente).

L’indice su cui si basa l’identificazione e classificazione delle microzone da parte della Maplecroft prende in considerazione vari fattori, tra i quali la concentrazione della popolazione, dello sviluppo, delle risorse naturali e dipendenza da attività agricole, della presenza di conflitti socio-politici, fattori tutti correlati alla capacità di adattamento ai cambiamenti e pericoli di inondazioni, carestie e altri fenomeni pericolosi (naturali e non) di circa 193 Paesi.

I Paesi meno a rischio, quindi quelli situati gli ultimi posti, sono per lo più quelli del Nord Europa, con Finlandia, Irlanda, Svezia e Norvegia tra i primi 10 e l’Islanda considerata il paese meno meno vulnerabile al mondo. L’Italia si situa al 124mo posto. Ma i ricercatori ci tengono a sottolineare come non solo le aree del Sud devono preoccuparsi nel vedere alti i loro indici di rischio, perché se è vero che “alcune delle popolazioni in più rapida crescita al mondo sono sempre più a rischio per gli impatti dei cambiamenti climatici e per i rischi naturali a loro collegati, compreso l’aumento del livello del mare”, anche zone a basso riscchio climatico come gli Usa devono monitorare la propria situazione (anche perché numerose sono i pericoli per le zone costiere della Florida, Louisiana e Carolina).

Annarita Favilla