La premier Yingluck Shinawatra ha annunciato che nei prossimi giorni le acque dovrebbero cominciare a ritirarsi. La capitale thailandese rimane comunque in stato di allerta a causa del picco dell’alta marea di questa mattina, che ha provocato il rigonfiamento del fiume Chao Praya, esondato però solo nelle zone limitrofe, e per via delle previsioni di un ulteriore innalzamento dell’acqua in serata. C’è anche il rischio di un cedimento delle barriere a nord, a causa dell’enorme massa d’acqua che proviene dalle province del centro della Thailandia, allagate da inizio mese.
Colpite dalle inondazioni sono soprattutto le zone periferiche di Bangkok, sacrificate per salvare il centro della capitale, decisione che suscitato aspre polemiche tra la popolazione. In modo particolare, il sobborgo di Thonburi, che si trova sull’altra riva del fiume Chao Praya, nella periferia occidentale, corre il rischio, per i prossimi giorni, di allagamento totale.
Anche la città vecchia di Bangkok è stata colpita dalle inondazioni, soprattutto il quartiere cinese, causando pesanti disagi ai turisti.
La situazione comunque è in via di miglioramento già da oggi. “Se tutti lavoreranno sodo, le acque a Bangkok inizieranno ad abbassarsi già dalla prima settimana di novembre” ha dichiarato la premier Yingluck Shinawatra.
A causa dell’emergenza, il governo thailnandese ha concesso cinque giorni festivi straordinari e la maggioranza degli abitanti di Bangkok hanno deciso di abbandonare la città lasciandola semi deserta.
La stagione del monsone ha provocato quest’anno le peggiori inondazioni dal 1942 a oggi, con 377 morti, più di 20 province su 77 allagate e migliaia di fabbriche e oltre un milione di ettari di terra coltivata finite sott’acqua. La Banca di Thailandia ha calcolato che il disastro porterà ad una diminuzione delle previsioni di crescita del Paese per il 2011 dal 4,1% al 2,6%.
Redazione