LICENZIAMENTI FACILI – La lettera inviata dal governo Berlusconi a Bruxelles e, in particolar modo, quella clausola sui licenziamenti più facili sta facendo scaldare il mondo della politica, dei sindacati, dell’imprenditoria e dell’artigianato. Una mossa alquanto azzardata da parte della maggioranza che ha fatto smuovere anche il presidente della Camera Gianfranco Fini che paventa una crisi ancor più irreversibile qualora la norma venisse applicata letteralmente: “Se si tende solo a favorire la possibilità di licenziare – ha detto Fini – c’è il rischio di veder moltiplicare il tasso di disoccupazione che da qualche anno a questa parte sta crescendo e che riguarda in particolare un’area del Paese. Mi auguro – ha aggiunto il leader di Fli – che il governo non sia così irresponsabile da non confrontarsi con le parti sociali e le categorie economiche per tutelare non solo le imprese ma anche per farle crescere e prosperare”.
Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi difende la norma presentata all’Europa e rassicura i lavoratori: “Non sono licenziamenti facili ma misure che creano crescita per le imprese e quindi nuova occupazione”. Il ministro annuncia che sarà subito avviata una ‘tavola rotonda’ con i sindacati e che l’obiettivo primario è “contrastare l’abuso dei contratti co.co.co. e dei tirocini, di promuovere il lavoro giovanile con l’apprendistato e quello femminile con i contratti di inserimento e part time, di aumentare l’occupazione al Sud con il credito d’imposta a valere sul Fondo sociale europeo”.
Dal canto loro i sindacati sembrano avere le idee chiare e, dopo tanto tempo, sembrano mostrare coesione tra le varie sigle, dicendosi sin da subito contrari ad ogni apertura sui licenziamenti più facili. “Il governo è ostinato nel voler distruggere lo statuto e i diritti dei lavoratori – ha affermato Susanna Camusso -. Noi contestiamo le affermazioni del ministro del Lavoro Sacconi che per fare più occupazione è necessario far venire meno le tutele dei lavoratori. Siamo convinti che non c’è necessità di licenziare per fare più occupazione. Il ministro usa le indicazioni della Ue e della Bce per giustificare i licenziamenti, mentre nella lettera della Bce non si parla di questo. È irragionevole – conclude la leader della Cgil -pensare di scardinare tutta la legislazione sul mondo del lavoro”.
Anche la Cisl si dice contraria a priori a discutere di licenziamenti: “Se il ministro del Lavoro vuole discutere di misure sul mercato del lavoro positive per dare sicurezza siamo in prima fila a discutere – ha dichiarato Raffaele Bonanni -, ma se Sacconi annuncia che assieme a queste c’è anche quella sui licenziamenti noi gli diciamo si può anche risparmiare la riunione perchè noi di licenziamenti non discutiamo”.
Luigi Ciamburro