
CRISI GRECIA: REFERENDUM – Situazione sempre più tesa nel governo greco dopo la decisione a sorpresa del primo ministro George Papandreou di indire referendum sul programma varato al vertice Europeo di Bruxelles del 26-27 ottobre scorso per evitare il default della Grecia.
Papandreou ha convocato per oggi il consiglio dei ministri, mentre crescono i malumori all’interno del governo. Il Ministro delle Finanze della Grecia, Evangelos Venizelos, è decisamente contrario al referendum sul piano europeo, così come il viceministro delle Finanze, Pantelis Oikonomou, che lo giudica “inopportuno”. Un deputato del partito socialista al governo, Mimis Androulakis, ha chiesto invece al premier di ritirare la proposta di referendum “immediatamente, oggi stesso”.
Anche il Ministro greco dello Sviluppo, Michalis Chryssohoidis, si oppone al referendum di Papandreou e ha chiesto oggi che venga al più presto ratificato il piano europeo di riforme concordato con l’Unione europea, al vertice di Bruxelles della scorsa settimana, in cui è stato ampliato il piano di salvataggio della Grecia.
Di diverso avviso è invece il premier greco, secondo cui il popolo, votando al referendum, prenderà la decisione giusta perché la Grecia resti nell’Eurozona. “Credo che il popolo greco abbia la saggezza e la conoscenza per prendere le decisioni corrette che garantiscano la permanenza del paese nell’eurozona”, aveva dichiarato il premier ieri sera al suo arrivo a Cannes per il G20, indicando anche la data del 4 dicembre prossimo per la consultazione referendaria.
Papandreou ha però dovuto fare i conti con le pressioni europee e con l’ultimatum del cancelliere tedesco Angela Merkel e del presidente francese Nicolas Sarkozy, che gli hanno imposto di eliminare ogni collegamento tra il quesito referendario e il nuovo accordo europeo del 27 ottobre. Papandreou è stato dunque costretto a fare marcia indietro e il referendum, se si farà, riguarderà la permanenza della Grecia nell’Eurozona: “Euro o Dracma” saranno chiamati a scegliere i greci.
Per il ministro delle Finanze Venizelos, tuttavia, l’appartenenza della Grecia all’Euro è “una conquista storica del popolo greco che non può essere rimessa in questione, né può esser fatta dipendere da un referendum”.
Nel frattempo, arrivano le minacce internazionali sulla concessione alla Grecia degli aiuti finanziari. Chiara è stata Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, che ha detto che la sesta tranche di aiuti internazionali alla Grecia arriverà solo dopo l’esito del referendum del 4 dicembre sul piano europeo. “Resto convinta – ha detto Lagarde – che l’accordo dei leader della zona euro della scorsa settimana, che include una significativa riduzione del peso del debito greco e sostegno finanziario aggiuntivo per un nuovo, ambizioso programma, sarà di grande beneficio per la Grecia, aiutando a ripristinare la crescita e la creazione di lavoro”.
Sulla stessa linea anche il il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, che si è detto convinto che si “debba fare di tutto perché nessuno dei membri dell’eurozona esca dal gruppo dei 17”, “ma non a tutti i costi”. Se i greci vogliono uscire dall’euro, ha detto Junker, “e io penso che sarebbe un errore”, “noi non potremo fare la loro felicità contro la loro stessa volontà”. Il presidente dell’Eurogruppo ha quindi criticato aspramente Papandreou per l’indizione del referendum, accusandolo di “comportamento sleale”.
Sono comunque diversi i deputati greci che si oppongono al referendum voluto dal premier greco ed è in corso nel Parlamento il dibattito sulla fiducia al governo socialista. Il voto è previsto per domani a mezzanotte e l’esito si profila incerto. Diversi analisti prevedono la caduta del governo Papandreou.
Redazione