CRISI IN SIRIA – Al Cairo si è tenuta una riunione di pace straordinaria tra Lega Araba e rappresentanti del governo siriano, al fine di mettere fine alla repressione del regime di Bashar al Assad contro il popolo che, dal febbraio scorso, chiede riforme democratiche e la destituzione del dittatore. La Siria ha accettato le richieste della coalizione panaraba, secondo le quali dovrà rilasciare tutti i prigionieri politici arrestati negli ultimi sette mesi, ritirare l’esercito dalle strade delle città, l’arrivo di osservatori internazionali e l’avvio di un dialogo con le opposizioni.
Al momento regna incredulità tra i dissidenti del regime in patria e all’estero, secondo cui il regime di Assad ha dato risposta affermativa solo per guadagnare tempo: “Il regime è stato costretto ad accettare il piano e dubitiamo che attui l’accordo” ha detto un portavoce del Consiglio nazionale siriano, piattaforma dei dissidenti. “Non vediamo nessun segnale di cessazione delle violenze – aggiungeva la fonte – non crediamo che l’Esercito e le forze di sicurezza si ritireranno dalle città e non crediamo che i prigionieri politici verranno liberati”. Dal canto suo la Lega Araba ha minacciato seri provvedimeti qualora il piano non venisse rispettato e non resta che attendere ulteriori sviluppi.
Intanto nella giornata di ieri si sono registrati ancora decine di morti e feriti: 36 persone sarebbero state uccise negli scontri a fuoco, tra questi quindici soldati lealisti, uccisi in due attacchi dinamitardi messi a segno da un gruppo di disertori. La tv di Stato siriana annuncia che al Assad emetterà nelle prossime ore un decreto per formare una commissione per il dialogo. Sarà vero?
Luigi Ciamburro