FRANCIA – La decisione annunciata dal premier greco George Papandreou di indire un referendum sul salvataggio del Paese ha messo in una posizione politica estremamente delicata e difficile il Presidente francese Nicholas Sarkozy. L’annuncio ha infatti rimesso totalmente in discussione l’accordo faticosamente raggiunto dai leaders europei all’occasione del vertice tenutosi la scorsa settimana a Bruxelles e diretto, come d’abitudine, dalla coppia franco-tedesca. A poche ore dalla conclusione di quel vertice, Nicholas Sarkozy aveva parlato pubblicamente alla televisione francese spiegando come l’accordo raggiunto a Bruxelles avrebbe permesso di salvare la Grecia ed evitare la “catastrofe” finanziaria all’Europa e al mondo intero.
Ciò detto, in mancanza di imprevisti, Nicholas Sarkozy avrebbe certamente potuto sbarcare a Cannes in posizione di forza, con in mano la risposta “globale, ambiziosa e credibile” alla crisi dell’euro promessa ai suoi partner politici. Ma spesso, si sa, le cose non vanno come dovrebbero andare. Alla vigilia della riunione del G8, il colpo di scena realizzato dal premier greco non solamente si è ripercosso in maniera gravissima sui mercati finanziari, ma ha rimesso totalmente in discussione l’agenda della riunione di domani. Inizialmente, infatti, il piano di salvataggio della Grecia avrebbe dovuto essere semplicemente “presentato” al G8. Ora, invece, è più che lecito pensare che il referendum greco farà nuovamente della crisi finanziaria europea il principale argomento di dibattito e di inquietudine dei 20 paesi più ricchi del pianeta.
L’annuncio di Atene ha creato poi notevole tensione in seno alla classe politica francese. La destra ha attaccato in maniera virulenta il “socialista” Papandreu, dipinto come un traditore incosciente e scriteriato. L’ex-ministro dell’UMP, Christian Estrosi, ha per esempio deplorato la rimessa in discussione degli sforzi messi in campo dal Presidente francese e ha denunciato una decisione “totalmente irresponsabile” da parte del primo ministro greco. La sinistra, al contrario, con la sola eccezione del Partito Socialista – volutosi abilmente astenere finora da una presa di posizione netta sugli ultimi fatti di Atene – ha salutato positivamente l’annuncio del referendum. Il candidato del Fronte di Sinistra alle elezioni presidenziali del 2012, Jean-Luc Mélenchon, vi ha visto il segno di un “minimo di democrazia”.
Più dettagliato è stato poi l’intervento della candidata verde alle presidenziali, Eva Joly, che ha parlato del referendum greco come di una porta aperta ad “altre opzioni” per l’uscita dalla crisi, non ancora prese in considerazione dalla Commissione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. La candidata di Ecologia – I Verdi è tornata ad insistere sulla “lotta contro la frode ed i paradisi fiscali” e ha ricordato che “le politiche condotte (dai governi) non possono essere fatte contro i popoli”. “Ciò che è irresponsabile”, ha affermato Eva Joly, “è il salasso imposto ai Greci, che è ingiusto e che si rivelerà, peraltro, inefficace”.
Flavia Lucidi