REFERENDUM GRECIA – Crisi economica, indebitamento, referendum e aiuti europei avevano formato una miscela esplosiva per la Grecia, che ha dovuto fare dietrofront sul referendum onde evitare, quantomeno, la crisi politica. Alla decisione referendaria di George Papandreou si erano opposti non solo il centrodestra, ma anche il ministro delle Finanze e alcuni deputati del Pasok avevano mostrato riluttanza a recarsi alle urne. Così come sta avvenendo in Italia, l’opposizione ha chiesto di istituire un governo tecnico che traghetti la nazione fino alla prossima primavera, per poi recarsi al voto anticipato, ma Papandreou ha scartato l’ipotesi ‘catastrofica’ e risponde picche a chi ne chiede le dimissioni.
Nella serata di ieri il premier ellenico ha tenuto un consiglio dei ministri straordinario dove si è detto disposto, con il consenso dei maggiori partiti, a cancellare l’ipotesi del referendum popolare e ha ribadito che “l’appartenenza della Grecia all’eurozona non è in discussione” e che il piano anticrisi imposto da Bruxelles sarà osservato letteralmente. Da ieri sera, intanto, è in corso il dibattito sulla fiducia al governo che dovrebbe concludersi entro stasera.
Il presidente del Consiglio Ue, Hermann Van Rompuy, a margine del G20 di Cannes si è detto felice per il dietrofront ellenico: “Mi fa piacere che sembra che abbiano abbandonato quella cattiva idea del referendum. Siamo una unione di 17 vivaci democrazie, quindi non possiamo interferire” nei piani della Grecia. “Ma ieri – ha spiegato Van Rompuy – abbiamo detto molto chiaramente al governo greco: ‘Potete fare quello che volete, ma noi dobbiamo essere sicuri che i soldi che investiamo, che (vi) diamo in prestito, un giorno ci verranno restituiti. Per questo, dobbiamo essere sicuri e non possiamo sborsare (i soldi) fin quando c’è questo referendum sul tavolo”.
Luigi Ciamburro