INTERVISTA ARIANNA FORNI – Cara Arianna, lieti di ospitarti su Direttanews. E’ da poco uscito il tuo libro “Leggenda Milan”: raccontaci qualcosa di più a questo proposito….
“Leggenda Milan” nasce prima di tutto dall’amore verso i colori rossoneri e dall’intenzione di riportare a galla i sentimenti che hanno accompagnato e riempito questi anni di grandi successi. I 25 anni di Berlusconi sono stati, per il mondo del calcio in generale, portatori di innovazioni molto importanti che hanno saputo coinvolgere e influenzare tutte le altre squadre, dalle piccole alle grandi. Vittorie raccontate anche attraverso i periodi più difficili, più cupi che, secondo la mission del Milan, non hanno mai fatto mancare ai giocatori e ai tifosi la speranza. Una crescita esponenziale che ha lasciato nel cuore di tutti la sensazione di vestire colori vincenti, brillanti e unici perché in grado di coinvolgere, convincendo sul campo, tutti i propri sostenitori. Attraverso queste pagine è possibile rivivere ogni singola stagione con lo stesso pathos del passato anche grazie alle parole dei grandi protagonisti che sono intervenuti dando maggiore sensibilità e concretezza a una storia raccontata ma che, da loro, è stata vissuta e scritta direttamente.
Nel libro ripercorri i 25 anni di successi dell’era Berlusconi, caratterizzati da personaggi molto diversi tra loro che hanno fatto la storia del club (Sacchi, Capello e Ancelotti): chi a tuo parere è stato però maggiormente decisivo nell’infondere alla società rossonera una mentalità vincente?
La mentalità del Milan è una creazione del nostro Presidente Silvio Berlusconi che ha intrapreso questa avventura impostando una squadra di calcio come tutte le sue grandi imprese. Ha saputo dare organicità, concretezza e determinazione a tutto l’ambiente, di conseguenza ogni giocatore facente parte della sua rosa sapeva e sa di doversi comportare adeguatamente sempre nel rispetto dei dettami con cui è nato il nuovo Milan firmato Berlusconi. Parlando invece dei grandi protagonisti che, senza ombra di dubbio, hanno portato radicali cambiamenti, tecnici, tattici e fisici al calcio, il più influente è stato Arrigo Sacchi. Una scoperta, un’intuizione e una scommessa vincente, che Berlusconi ha saputo affrontare con sicurezza e dalla quale è stato ricompensato con grandi risultati. Sacchi ha cambiato il modo di vedere il calcio giocato, ha dato una sterzata alla visione della formazione sul campo, ha modificato intensificando gli allenamenti e la preparazione fisica, ha saputo guardare più avanti considerando, allo stesso tempo, l’importanza della condizione psicologica con cui i giocatori dovevano affrontare le partite. Una vera e propria rivoluzione sportiva che ha coinvolto tutti gli altri grandi club, per primi, fino alle squadre giovanili.
Recentemente la bandiera storica rossonera Franco Baresi ha dichiarato che il Milan di Sacchi era spettacolare come l’attuale Barcellona di Pep Guardiola: sei d’accordo con questa sua affermazione?
Assolutamente sì, ma la differenza radicale che rende il Milan di Sacchi superiore al Barcellona di Guardiola è il periodo storico in cui sono inserite. Sacchi era un innovatore che ha saputo trovare la chiave per modificare, in meglio, il gioco del calcio sfruttando i giocatori che aveva a disposizione. Guardiola, seppure non possa essere criticato da nessun punto di vista, non ha sostanzialmente inventato nulla se non sfruttato nella maniera migliore possibile (e questo è un merito che non si può negargli in alcun modo) le pedine che gli sono state messe a disposizione dalla società.
“Leggenda Milan” è lo specchio dei successi della squadra di Berlusconi, ma anche dei tonfi che la squadra ha dovuto sopportare per ritornare grande: c’è un episodio negativo che ricordi con maggior amarezza?
Ritengo che, considerando la storia del Milan, parlare di “amarezza” sia molto difficile. In ogni grande team, di qualsiasi ambiente si stia parlando, esistono momenti di crescita, di stallo e di crollo. La cosa fondamentale da considerare, nel caso del Milan, è la grande capacità di sapersi rialzare sempre dimostrando il proprio valore, l’importanza del sacrificio e la mentalità vincente di un ambiente che sa cosa significhi stare in alto. Il crollo serve a dare una nuova spinta per balzare sul proprio futuro a piedi pari e questo, a parere mio, è il fattore preponderante che ha permesso al Milan di affermarsi come Club più titolato al Mondo.
Un breve commento su Massimiliano Allegri, l’allenatore capace di ricucire lo scudetto sul petto dei giocatori rossoneri dopo 7 anni….
Ho sostenuto, stimato e creduto fin dall’inizio nell’ex allenatore del Cagliari. È una figura che si adatta perfettamente al Milan di Berlusconi, sa infondere sicurezza alla sua squadra, tranquillizzare l’ambiente, tenere bassi profili in qualsiasi occasione e questo è determinante per avere il piglio adatta a gestire una grande squadra. Allegri ha fatto un lavoro egregio con il suo Milan, ha riportato a galla il senso del successo e della vittoria che pareva ormai dimenticato. È indubbio che possa fare questo anche grazie alla rosa che ha a disposizione, tutti grandissimi pronti al sacrificio e dediti al lavoro ma, è sempre vero, non basta avere una buona macchina in quanto bisogna saperla guidare al meglio sfruttando i propri cavalli fino all’ultimo; in questo Massimiliano Allegri ha dato il meglio di sé.
Chi è il leader della rosa attuale di Massimilano Allegri? Il Milan è davvero il favorito per la vittoria del campionato 2011-2012?
Dico Ibrahimovic che, secondo il mio punto di vista, incarna il calcio per eccellenza per testa, tecnica, sacrificio, senso aggregativo della squadra, motivazioni, cuore, fisico, impegno e soprattutto per l’impatto psicologico che sa avere sullo spogliatoio. In campo Ibrahimovic, anche non in forma perfetta, sa essere determinante. La prima sosta di campionato ha portato qualcosa di positivo al Milan, non solo grazie ai recuperi di molti infortunati (considerando che ne abbiamo persi altri di cui uno indispensabile come Antonio Cassano, a cui faccio i miei più sinceri auguri per un recupero lampo che lo faccia tornare presto in campo a segnare per tutti noi), ma soprattutto perché la squadra ha saputo ritrovare le motivazioni e l’orgoglio per tornare a vincere davvero con forza e imposizione. Si può sbagliare, come abbiamo detto prima, ma si deve (e una squadra come il Milan, a maggior ragione, deve) sapersi rialzare ritrovando la propria strada, un trampolino diretto sempre verso i piani alti. Detto questo credo fermamente che il Milan possa vincere anche il diciannovesimo scudetto proprio alla fine di questa stagione e chissà che non possa anche alzare al cielo una coppa che ci manca da troppo tempo: quella con le orecchie….
Simone Ciloni