MOGGI CALCIOPOLI SENTENZA – Luciano Moggi è ritornato a parlare dopo la sentenza di ieri che lo ha visto condannato a 5 anni e 4 mesi. Il Lucianone nazionale ha parlato ai microfoni di Sky Sport 24. Ecco le sue parole. “Questa era una sentenza già scritta, che non ha tenuto conto di tre anni di dibattimento, quindi sono state inutili le nostre fatiche. Ma è il primo round e il secondo sarà l’appello e lì vedremo quello che poteva succedere. Per quanto riguarda me – ha continuato l’ex direttore generale della Juventus– mi adopererò in tutto e per tutto perchè l’appello abbia una decisione diversa da questa, che sono fiducioso possa avere, perchè non potrebbe essere diversamente”.
Luciano Moggi però non demorde e vuole continuare la sua lunga battaglia che dura dall’estate del 2006: “Io combatto ancora. Ora andremo all’appello sperando in una giustizia vera, altrimenti dovremo confidare in quella divina”. Un pensiero anche agli scudetti juventini: “È vero che la Juventus è l’unica che ha perduto due scudetti e quindi deve riaverli, anche perchè li aveva vinti sul campo e non da altre parti. Il discorso che non ho capito è l’estraneità della Juventus a questi fatti. Io ero il direttore generale della Juventus, quindi non giocava Moggi contro Udinese, ma la Juventus contro l’Udinese. Quindi l’estraneità dei fatti non so cosa possa significare, ma io non ho ravvisato alcuna cosa ancora, è successo tutto ieri sera. Ma se mi dicono estraneità, la risposta è che ero il direttore generale della Juventus.
LE PAROLE DI ZLATAN
Ibrahimovic, nel suo libro che ha fatto tanto discutere , ha parlato anche della parentesi Juventina e a riguardo a scritto: “«Eravamo semplicemente i migliori e ci dovevano affondare, ecco la verità di Calciopoli. Ecco come commenta Moggi le parole dello svedese: “Le ho viste, ma qui chi conosce le cose dà uno sfondo diverso a quello che è successo. Io non sono preoccupato proprio per questo motivo. La Juventus vinceva da sola non aveva bisogno di aiuto, era la più forte di tutti. Io parlavo di spionaggio industriale ancor prima che lo scandalo Telecom venisse fuori, sapevo che ci spiavano e sapevo che dovevo in qualche modo, per salvaguardare la Juventus, lo tengo a precisare, avere comportamenti doversi. Erano state prese delle schede straniere per coprire il mercato, i fatti commerciali, quelli che erano spiati costantemente. Questo era il motivo e la Juventus aveva comprato queste schede, non è un’operazione fatta da me”.
Michele D’Agostino