LETTERA UE ALL’ITALIA SU RIFORME – Lo scorso quattro novembre il commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn ha inviato una lettera al ministro delle Finanze italiano Giulio Tremonti sulla riforme necessarie per affrontare la crisi economico finanziaria dell’Italia promesse da Berlusconi all’Unione europea con la famosa lettera d’intenti, inviata al vertice di Bruxelles del 26 ottobre.
La lettera di Rehn contiene di fatto un ultimatum al governo italiano sulle misure promesse. La Commissione europea ha chiesto all’Italia nuovi dettagli sulle misure in programma, con l’indicazione di uno specifico piano di azione per la loro progettazione, adozione ed applicazione. Rehn aggiunge nella lettera: “Saremmo grati se poteste procurarci i chiarimenti e le informazioni richieste nel questionario allegato, in Inglese, entro l’11 novembre 2011″. Segue quindi un questionario di cinque pagine e in 39 punti, molto dettagliati, in cui si chiedono al governo italiano spiegazioni su ciascun aspetto delle misure di politica economica promesse da Berlusconi all’Europa.
Dettagli vengono vengono chiesti anche sul maximendamento alla legge di stabilità adottato dal governo il 2 novembre.
La lettera con i 39 punti, pubblicata ieri sera dal quotidiano Repubblica, contiene una vera e propria agenda di governo dettata all’Italia dall’Unione Europea.
Il primo punto è quello più duro. Si afferma infatti che secondo la Commissione Ue il contesto economico non permetterà il raggiungimento del pareggio di bilancio entro 2013, quindi saranno necessarie “misure addizionali” per raggiungere gli obbiettivi sui conti pubblici nel 2012 e 2013. Il questionario chiede: “Sono già state pianificate nuove misure e se sì, quali? Ci saranno ulteriori tagli alla spesa, sulla base di una più ampia revisione della spesa pubblica?”.
Seguono poi tutti gli altri punti con domande dettagliatissime sulla tenuta dei conti pubblici, le dismissioni delle proprietà dello Stato italiano, la riduzione del debito pubblico, la riforma delle pensioni. In merito a quest’ultimo punto, l’attenzione viene posta sulle pensioni di anzianità, di cui si sottolinea che permetteranno ancora per anni a persone relativamente giovani di ritrarsi dal lavoro. Si accenna poi alla promessa del governo di inserire in Costituzione la norma che impone il pareggio di bilancio, ma nella lettera d’intenti, si aggiunge, non c’è alcuna indicazione nella legislazione secondaria che possa rendere questa norma operativa. Riguardo alla riforma fiscale si chiede esplicitamente “come il governo intenda spostare il carico fiscale dal lavoro ai consumi e alla proprietà immobiliare”. E si chiede esplicitamente se il governo stia considerando la reintroduzione dell’ICI. Si chiede poi all’Italia come intenda spendere i fondi europei e come si stia organizzando per un loro impiego più efficiente, soprattutto come aiuterà quelle regioni che si sono viste sospendere i fondi europei a causa della loro scarsa applicazione. Si domanda poi se il governo stia programmando di spendere i fondi europei per l’educazione e la banda larga. Si chiede poi come il governo intenda valorizzare gli insegnanti nelle scuole e quali incentivi abbia in programma per loro. Sul fronte del lavoro si chiede esplicitamente “quali concrete misure il governo sta considerando per promuovere l’occupazione dei giovani e delle donne”. Sempre sul lavoro, l’altra domanda è come funzioneranno gli sgravi fiscali promessi dal governo per le imprese che assumeranno nelle aree più svantaggiate del paese. Si chiede poi come opereranno le nuove norme sui licenziamenti (cosiddetti licenziamenti facili) e se ci sono dei piani per ridurre le 46 diverse tipologie di contratti di lavoro. La lista è veramente molto lunga. Tra le altre significative richieste dell’Unione europea al governo italiano c’è quella sulla modernizzazione della pubblica amministrazione e addirittura quella sulla riforma della giustizia.
Se non è un Paese commissariato questo.
Valeria Bellagamba