Secondo l’accusa, il sergente Gibbs, all’inizio del 2010, era a capo di un gruppo di cinque soldati che “per divertimento” avevano finto delle azioni di guerra per uccidere alcuni civili afghani nella provincia di Kandahar. I soldati, dopo l’uccisione dei civili, avevano tagliato delle dita dai cadaveri per esibirle come trofei e si erano fatti fotografare accanto ai corpi.
Il sergente ha ammesso di avere mozzato delle dita ai cadaveri, negando però di avere ucciso deliberatamente i civili afgani che, come ha sostenuto anche la sua difesa, sarebbero morti invece in un’azione di guerra. La corte marziale della base militare di Lewis-McChord, a sud di Seattle, dove il 28 ottobre scorso era iniziato il processo, ha però accolto la tesi dell’accusa, secondo cui i militari fingevano deliberatamente azioni di guerra per coprire uccisioni motivate esclusivamente dal divertimento. La giuria, composta da cinque militari, dopo cinque ore di camera di consiglio, ha dunque condannando all’ergastolo il sergente Gibbs.
Degli altri soldati facenti parte del gruppo, tre sono stati già condannati. Fra questi Jeremy Morlock, braccio destro di Gibbs, che si è dichiarato colpevole degli omicidi dei tre civili afghani ed è stato il principale accusatore del suo capo. Morlock è stato condannato a 24 anni di carcere. Un altro soldato, Michael Wagnon, è ancora sotto processo.
Redazione