Siria, anche il re di Giordania chiede la fine della repressione. Damasco: “Assad non è come Gheddafi”

Bashar al Assad

SIRIA: RE DI GIORDANIA CHIEDE DIMISSIONI ASSAD – Da otto mesi le strade delle città siriane sono insanguinate da una scia di violenza di cui non si intravede la fine. Il regime di Damasco, presieduto da Bashar al-Assad, ha adottato una linea repressiva durissima nei confronti dei manifestanti che chiedono le dimissioni del presidente: si calcola che fino a questo momento siano morte circa 3.500 persone. La giornata di ieri ha rappresentato un capitolo particolarmente violento della protesta: lo si apprende da una nota diffusa da fonti non governative locali, che fanno sapere che ci sono stati almeno 73 morti negli scontri scoppiati ieri in varie aree del Paese. Nello stesso comunicato si legge che molte delle vittime hanno perso la vita nella zona di Daraa, la stessa provincia in cui, nel marzo scorso, sono scoppiate le prime proteste contro il regime.

Nel frattempo cresce la pressione internazionale sul regime di Assad perché accetti il piano di pace proposto dalla Lega Araba e fermi le violenze: proprio ieri l’Ue ha approvato nuove sanzioni e ha chiesto di nuovo all’Onu di agire per fermare il massacro. La situazione si sta facendo insostenibile al punto tale da indurre anche gli alleati di Assad a chiedere un suo passo indietro: a fare da apripista è re Abdallah di Giordania che, per primo tra i capi di Stato dei Paesi arabi, chiede apertamente le dimissioni del presidente e invitandolo ad aprire un tavolo di trattative con le forze di opposizione per dare il via alla transizione. “Fossi nei suoi panni mi dimetterei“, ha detto re Abdallah intervistato dalla Bbc. Le dichiarazioni del sovrano giordano hanno innescato la reazione dei sostenitori di Assad, che ieri sera hanno invaso l’ambasciata della Giordania nella capitale siriana.

Il susseguirsi degli eventi in Siria sembra ricalcare il percorso della crisi libica, conclusasi con la vittoria degli insorti e con l’uccisione di Muammar Gheddafi, quindi qualcuno si chiede se anche il regime di Damasco subirà la stessa sorte. I vertici del governo, a questo proposito, ostentano sicurezza, come si vede dalle parole di Walid al Moualem, che si è detto certo che Assad non farà la fine del colonnello. Il ministro degli Esteri ha spiegato che la Siria “non si piegherà” alle pressioni internazionali e che “non si ripeterà lo scenario libico“.

T.D.C.